di Paolo Armelli
La piattaforma di streaming ottiene i diritti di tutte le opere dello scrittore britannico con l’obiettivo di creare un universo complesso e coerente. E questa è probabilmente una tendenza che seguiranno tutti i concorrenti
Scartando una barretta di cioccolato Wonka Netflix ha trovato il suo biglietto dorato: è notizia di ieri, infatti, che lo streaming americano ha acquisito la Roald Dahl Story Company, ovvero la società che detiene i diritti delle opere del grande autore di storie per bambini. Le due realtà avevano stretto un primo accordo nel 2018, con l’intenzione di portare sullo schermo adattamenti animati di 16 titoli dello scrittore: finora in cantiere ci sono la serie di Taika Waititi e Phil Johnston tratta da Charlie e la fabbrica di cioccolato e una nuova versione di Matilda in versione musical per Sony. Ora però Netflix avrà accesso illimitato a tutte le properties dello scrittore britannico con l’intenzione primaria di creare un universo coerente che si svilupperà tramite serie tv e film (sia animati sia live-action), giochi, spettacoli dal vivo e altro ancora.
“C’è un momento in James e la Pesca gigante [altro romanzo di Roald Dahl, ndr], in cui la Coccinella dice: ‘Stiamo per visitare il più meraviglioso dei luoghi e vedremo le cose più incredibili’“, sottolinea Ted Sarandos, co-ceo di Netflix: “Insieme, avremo la straordinaria opportunità di scrivere i nuovi capitoli di queste amatissime storie“. Il progetto è ambizioso, ma anche dall’impatto sicuramente positivo data la notorietà delle storie legate a questo autore. L’intenzione di creare un universo complesso come quello Marvel, poi, evidenzia come la guerra degli streaming si stia posizionando sempre più sul contenuto. Se da una parte negli scorsi mesi Amazon ha acquisito lo studios Mgm e Warner si è fusa con Discovery, dall’altra resta fondamentale puntare tutto sui contenuti, sulle storie che si possono raccontare.
Al momento, infatti, il rivale principale di Netflix rimane Disney+ e la forza della dimora di Topolino (lo dimostrano successi recenti come Loki o Star Wars: Visions) è proprio quella di poter sfruttare i propri brand conosciutissimi espandendoli all’infinito. Il pubblico è rassicurato da ambienti narrativi coerenti e metatestuali, che possano sfondare lo schermo per espandersi anche a livello di merchandising e esperienze dal vivo. Non è un caso che la precedente acquisizione eclatante per Netflix fosse stata quella dei fumetti di Millarworld, analogamente a quanto fatto in passato da Warner con Dc Comics e della stessa Disney con Marvel appunto.
Gli streamer hanno un bisogno bulimico di storie da raccontare e, accanto ai titoli inediti (di per sé sempre più rari rispetto a revival, reboot e riproposizioni), si va col sicuro con le grandi proprietà intellettuali già note. Questo non è altro che un seguito, se vogliamo, dell’enorme investimento che Amazon ha fatto per i diritti de Il Signore degli anelli. In altre parole, se da una parte Netflix & co. hanno rivoluzionato lo storytelling contemporaneo, hanno ancora disperato bisogno di quello tradizionale per appagare la fame di contenuti.
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www.wired.it
2021-09-23 08:24:03