Quando una documentarista intraprendente e pragmatica di nome Lee So-min decide di trasformare in un docu le settimane di allenamento precedenti il torneo, tra i due si instaura un rapporto complicato, tra l’ostile e il complice. Man mano che la storia procede, vengono alla luce i retroscena di ciascun membro dello sgangherato team, ognuno vittima di scelte sbagliate, abbandoni, crisi familiari, isolamento e il silenzio assordante delle istituzioni incapaci di fornire il sostegno necessario. Di pari passo, le vicende personali di Yoon, oppresso – da un lato – dalle difficoltà di insegnare il calcio a una squadra inesperta e indisciplinata e – dall’altro – dai tentativi di ripristinare la sua reputazione e salvarsi la carriera. La soluzione, secondo il suo agente, sembra proprio essere l’assunzione di ruolo di coach di una squadra di sfortunati giocatori amatoriali con poca esperienza, ma talentuosi e volenterosi.
Il film si basa sulla storia vera della Homeless World Cup, inaugurata nel 2003 in Austria. La Corea del Sud vi ha partecipato per la prima prima volta nel 2010, vincendo il premio come miglior esordiente. Dream è un dramedy decisamente più incline alla commedia; è sviluppato su una trama volutamente il più semplice e lineare possibile, perché l’obiettivo dei suoi autori e della pellicola stessa è tanto banale e poco pretenzioso quanto ammirevole: ripristinare un po’ di fede nell’umanità. Una commedia sui buoni sentimenti attraversata da una critica sociale non troppo sottile, ha il suo punto forte nell’equilibrio tra le parti: i due protagonisti – il brusco e ombroso Hong-dae e l’ambiziosa e furba So-mi – sono due figure apparentemente opposte che formano un curioso e affiatato team man mano che l’altruismo e la solidarietà nei confronti dei senzatetto prende il sopravvento su ambizioni e aspirazioni personali.
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di Lorenza Negri www.wired.it 2023-07-25 13:00:00 ,