È passato un anno da quando New York ha emanato una legge che vieta nella maggior parte dei casi gli affitti di interi appartamenti per soggiorni brevi su piattaforme come Airbnb. Da allora in città il numero delle prenotazioni per periodi al di sotto dei 30 giorni è crollato, ma il servizio ora sta sollevando dubbi sul fatto che gli obiettivi dichiarati dai legislatori della metropoli statunitense – abbassare gli affitti e mettere a disposizione dei residenti gli appartamenti – siano stati effettivamente raggiunti.
La stretta di New York agli affitti brevi
Airbnb si è opposta in tribunale alla legge locale 18 di New York, definendola un “divieto di fatto” alla piattaforma, ma senza riuscire a bloccarla. Ora l’azienda chiede alla città di ripensarci. In un recente post, ha definito “prevedibili” gli esiti della legge: in città i prezzi degli affitti restano alti e la disponibilità di alloggi bassa, e anche i prezzi degli hotel hanno registrato piccoli aumenti. “I dati dimostrano che la legge non funziona – ha dichiarato a Wired US Theo Yedinsky, vicepresidente delle politiche pubbliche di Airbnb –. Stiamo chiedendo dei cambiamenti che ritengo ragionevoli e sensati“.
La norma consente di affittare le stanze dalla propria casa solo a due ospiti e per soggiorni inferiori a 30 notti, e impone ai proprietari di registrare i loro appartamenti in comune. Nel caso di prenotazioni inferiori a 30 notti, inoltre, i padroni di casa devono essere presenti nell’immobile (su piattaforme come Airbnb e Booking.com si possono ancora trovare case e appartamenti interi, ma devono essere affittati per 30 o più notti). Yedinsky spiega che Airbnb chiede a New York di permettere alle persone di affittare l’intera residenza principale in caso di brevi assenze e che venga annullata una disposizione che impone di non chiudere le porte interne della proprietà.
Quando New York ha approvato la legge l’anno scorso, la misura è stata vista da molti come un banco di prova per la regolamentazione degli affitti a breve termine, in un periodo in cui diversi paesi e città in tutto il mondo – Italia compresa – si stanno confrontando su come gestire il mercato. Come noto, gli affitti brevi possono causare problemi nei quartieri – a causa del rumore e delle feste – e soprattutto sottrarre alloggi ai locali a favore dei turisti (nel 2022 a New York gli appartamenti su Airbnb superavano quelli disponibili per affitti a lungo termine. Molti di questi annunci erano illegali, ma la città non disponeva ancora di un meccanismo di controllo). Quest’estate, Barcellona si è spinta ancora più in là, annunciando che tutti gli affitti a breve termine saranno banditi dalla città a partire dalla fine del 2028.
Il bilancio un anno dopo
Chi si oppone alla legge sostiene che le nuove regole non limitino solo i grandi proprietari di casa ma anche molte persone che hanno una casa mono e bifamiliare, impedendo loro di ottenere un reddito supplementare per compensare i costi abitativi. Nei giorni successivi all’entrata in vigore della legge, il numero di affitti a breve termine su Airbnb è diminuito di 15mila unità, un calo di quasi il 70%. L’impatto è stato più drammatico fuori Manhattan: secondo AirDna, una società di analisi dei dati nel settore, in alcuni quartieri vicini al borough il numero di annunci di affitti brevi è diminuito del 90% dall’entrata in vigore della legge.
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di Amanda Hoover www.wired.it 2024-09-06 13:07:08 ,