di Kevin Carboni
L’uomo che ha pagato 2,9 milioni di dollari per l’nft del primo tweet di Jack Dorsey, ideatore di Twitter, potrebbe perdere tutto il suo investimento. Sina Estavi, imprenditore nel settore delle criptovalute e amministratore delegato della società di blockchain Bridge Oracle e di Cryptoland, ha provato a rivendere il suo nft per 48 milioni di dollari, ma l’offerta massima che ha ricevuto è stata di soli 6.800 dollari.
Gli nft, o non-fungible tokens, sonoun “gettone digitale” salvato su blockchain che dimostra inequivocabilmente come il possessore di questo gettone sia anche la persona che possiede l’opera digitale a esso collegata. Non c’è alcuna garanzia del valore degli nft ma Estavi era sicuro che il suo acquisto gli avrebbe fruttato molti soldi. In fondo, possedeva il certificato della copia del token del primo tweet del ideatore di Twitter.
I non-fungible tokens sono utilizzati per dimostrare la proprietà di un’opera digitale: da un tweet del ideatore di Twitter a un’opera d’arte. E sono diventati un mercato milionario
Quando l’imprenditore ha comprato il primo tweet di Dorsey nel 2021, l’evento ha fatto scalpore per essere stato uno tra gli acquisti più costosi fatti nel mondo nft, mentre nel mondo scoppiava l’interesse per questo tipo di crypto asset. Tuttavia, l’entusiasmo per questo nft in particolare sembra già essere scemato.
Nessuno infatti ha offerto più di qualche migliaio di dollari per ricomprarlo, mentre il prezzo base impostato da Estavi era di 48 milioni di dollari. L’annuncio, pubblicato sul marketplace specializzato in nft OpenSea, è stato rimosso dopo una settimana, durante la quale l’offerta massima si era assestata 2,2 ethereum, una criptovaluta, equivalente a circa 6.800 dollari.
“Il mio prezzo era alto e non tutti possono permetterselo – ha detto l’imprenditore a Reuters, aggiungendo di non essere più sicuro di voler vendere l’nft -. Non lo venderò a chiunque, non credo che tutti possano meritarlo”, perché “questo nft non è solo un tweet, è la Monna Lisa del mondo digitale”. Se dovesse riuscire nella vendita, Estavi ha promesso di donare il 50% del ricavato in beneficenza e il resto per finanziare la sua azienda Bridge Oracle
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www.wired.it
2022-04-15 16:03:33