Con grande stima, e saltando continuamente da un’ambientazione all’altra e fra vari punti di vista, Tuti regala una storia che è affascinante quanto torbida, in cui qualsiasi cosa sembra farsi simbolo di altro. Ci troviamo infatti di fronte a boschi il cui potere d’attrazione è quasi fatale, a cimiteri di resti umani in bella vista anche se scorti da nessuno (si scopre anche l’esistenza di una pratica chiamata Human Remains Detection), a rituali ancestrali che si ricollegano ai culti del femminile sacro, di Iside e di altre tradizioni perse nella notte dei tempi il cui fascino morboso è un fattore ancora attualissimo. C’è una natura vivida in questo romanzo, quella del paesaggio così ipnotico e senza scampo ma anche quella dell’umanità, in cui ogni personaggio coltiva dentro di sé un male grande o piccolo pronto a divorarsi e divorare.
I personaggi, le scene, il linguaggio
Ci sono molti comprimari, in particolare l’ispettore Marini, il cui passato travagliato gli impedisce di prendere in mano la propria vita e anzi di produrne di nuova e le cui dinamiche con Teresa Battaglie sono impagabili; ma in generale questo è un romanzo visceralmente femminile: non perché rivolto a questo pubblico, anzi, ma perché descrive una femminilità radicale ed esoterica, quasi ineffabile, e proprio nelle radici più sanguigne e sanguinose bisognerà andare a osservare attentamente per comprendere l’arcano. Ma potentemente femminile è anche Battaglia, sposa dai mille acciacchi e a cui la malattia sta togliendo la cosa più importante per un investigatore, i ricordi: ma lei opporrà a tutto ciò una passione determinata, anche andando contro a superiori e alleati.
In Ninfa dormiente, poi, la lingua si fa affilata eppure viscosa, piena di suggestioni alienate ma anche di grande concretezza. Tuti si vetrina capace di costruire con potenza connessioni sottili che vanno dall’arte alla storia, dalla flora alla sciamanesimo, dalla burocrazia delle indagini (si nota un studio attento e realistico dei meccanismi della polizia) ai moti più profondi dell’animo umano. Sembra che l’indagine vera e propria sia solo un pretesto per intraprenderne una interiore, che costeggia tutte le fratture di ognuno, soprattutto quando i personaggi sono costretti a chiedersi qual è il proprio posto nel mondo. È una lettura spesso non conciliante ma di fascino profondo, accompagnata da una serie di interessanti informazioni importanti e culturali difficili da reperire altrove.
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di Paolo Armelli www.wired.it 2024-11-04 13:56:00 ,