«Berlusconi? Lo è, Draghi non so». L’obiettivo di fare di FdI una abitazione dei conservatori
Alle 13.34 la signora Olivia da Frosinone lascia la festa di Atreju tutta felice: «Meno male che c’è Giorgia, è la nostra patriota». Da pochi minuti Giorgia Meloni ha finito il suo intervento di oltre sessanta minuti. I militanti sono più che soddisfatti: «Perché Giorgia è l’unica coerente e alle prossime elezioni vincerà lei». La nomenclatura di Fratelli d’Italia, da Francesco Lollobrigida a Giovanni Donzelli, mostra il sorriso. E lei, Giorgia, incassa il bagno di folla. Vorrebbe abbracciarli tutti ma non può farlo causa Covid. «È stato un successo» filtra nel dietro le quinte.
E mentre tutto sta per finire sotto il tendone rimbombano le parole della leader di FdI sul Quirinale. «Noi vogliamo un capo dello Stato che fa gli interessi della Nazione e non del Pd. Noi vogliamo un patriota». Qualcuno in sala si aspettava che si pronunciasse su Silvio Berlusconi. Nulla da fare. Lo farà solo quando Lucia Annunziata la incalzerà a Mezz’ora in più su Raitre: l’ex premier rientra o no nella categoria dei patrioti? «Berlusconi è l’ultimo presidente del Consiglio scelto dagli italiani, è andato a abitazione perché si rifiutava di sottoscrivere accordi europei penalizzanti per l’Italia. Da questo punto di vista è un profilo che mi tranquillizza». Il Cavaliere, dunque, è un patriota. E Draghi? In questo caso il giudizio rimane sospeso. «Non ho ancora elementi, ci sono dei dossier che per me sono fondamentali per fare questa valutazione: Tim, autostrade, Borsa. Una serie di tematiche che raccontano più delle parole quanta disponibilità ci sia a difendere l’interesse nazionale italiano».
Nel mezzo Enrico Letta la provoca su Twitter pubblicando una foto di Sandro Pertini con questa frase sotto: «Capo di Stato #patriota». Eppure la leader di Fratelli d’Italia dirà altro sul Quirinale. Meloni non solo si dirà pronta a dialogare con tutti ma ricorderà che questa volta il centrodestra sarà il kingmaker: «La pacchia è finita: alle prossime elezioni del Quirinale la nostra coalizione ha i numeri per essere determinante e noi vogliamo un presidente eletto per fare gli interessi nazionali e non del Pd. Non accetteremo compromessi». Ad esempio, «il Pd cerca un presidente della Repubblica gradito ai francesi, io rimango di sasso ma non mi stupisce». Inciso sulla vicenda Tim con tanto di attacco al governo e al segretario del Pd: «Palazzo Chigi è di fatto l’ufficio stampa dell’Eliseo e Letta è il Rocco Casalino di Macron. Ma vi rendete conto? Questo è l’europeismo a cui dovremmo piegarci? No grazie».
E tra una citazione di Giuseppe Prezzolini, una di Gabriele D’Annunzio e un’altra ancora di Giovanni Paolo II, Meloni rilancia la petizione per l’elezione diretta perché, osserva, «crediamo che bisogna uscire dal pantano dell’attuale sistema di elezione del capo dello Stato ed entrare in una Repubblica presidenziale con un presidente che risponde non a parlamentari eternamente sul mercato».
Infine, invia un messaggio a tutti i conservatori italiani: «Penso sia arrivato il momento di unire ancora di più le forze che vogliono opporsi alla deriva imposta dalla sinistra». Meloni non evoca un nuovo partito, ma aspira a diventare il baricentro di tutti i conservatori. Cercando, è la sua tesi, «di convincere quella maggioranza degli italiani che la pensano come noi ma magari stanno in silenzio perché hanno paura o perché non hanno trovato il coraggio o perché non hanno trovato dei portavoce che potessero rappresentarli. Noi abbiamo disperato bisogno di dare coraggio a questo persone. Ed è arrivato anche per noi il momento di essere ancora più inclusivi». E, in serata, al Tg1 rilancia: «Ci sono tante culture nel campo di centrodestra che secondo me possono trovare una abitazione in FdI: penso a settori del mondo liberale e del mondo cattolico». Tradotto, confida un parlamentare, «Giorgia si è messa in testa di costruire la Casa dei Conservatori».
12 dicembre 2021 (modifica il 12 dicembre 2021 | 21:45)
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Giuseppe Alberto Falci , 2021-12-12 20:45:38
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