Si era aperto già con qualche tensione il 16esimo sabato di corteo No Green Pass a Milano. Alle 17 in piazza Fontana, luogo del raduno dei manifestanti, alcuni dei presenti avevano spintonato un giornalista di Fanpage che era lì con tanti colleghi a raccontare la piazza cercando di coprirgli la telecamera e c’erano già due identificati dalla Digos: sono i due che hanno spintonato il cronista, portati in questura, ovvero l’uomo che materilamente ha aggredito il cronista e suo fratello, intervenuto per dargli manforte e che era senza documenti. Massiccia la presenza di forze dell’ordine. Intorno alle 17,30 il corteo è partito in direzione piazza Duomo. E da quel momento i manifestanti, tra le 4 e le 5mila persone, hanno deciso di bloccare il traffico provando a dirigersi verso la Darsena, respinti dalla polizia, continuando fino a tarda sera con continui cambi di direzione e spezzoni sempre nel tentativo di raggiungere corso di Porta Vittoria. Come spiega la questura a sera “attraverso una serie di complesse e ripetute manovre, i contingenti di polizia sono riusciti a raccogliere i rimanenti mille manifestanti e a incanalarli fino a bloccarli completamente nelle vie Sciesa e Anfossi dove gli stessi sono impossibilitati a proseguire indisciplinatamente la scorreria in atto. E’ stata avviata una azione volta a consentire ai manifestanti di allontanarsi soltanto alla spicciolata”.
Intorno alle 22,30 gli ultimi manifestanti – fa sapere la questura – sono stati fatti defluire solo dopo essere stati identificati, “viste le ripetute violazioni in ordine alle quali saranno effettuate valutazioni per sanzioni e deferimenti alla Autorità Giudiziaria”. Non solo: “durante la fase di contenimento finale dei manifestanti, cui non è stato più consentito di muoversi, sono state ricevute richieste di soccorso per malori rivelatisi inesistenti; analogamente, alcuni manifestanti hanno contattato il numero unico di emergenza 112 per chiedere soccorso alle forze dell’ordine per “sequestro di persona”.
Un corteo che non è partito sotto i migliori auspici, dopo la rottura delle trattative con la Questura per un percorso che non toccasse alcuni luoghi sensibili della città, come il Tribunale e la Camera del lavoro. I manifestanti hanno fatto sapere di non essere intenzionati a rispettare le richieste. Da piazza Duomo il corteo si è spostato in via Mazzini: una prima fase in cui sembra rispettato il tracciato della questura, tra slogan contro il governo e contro il Green Pass, lo slogan ormai consueto “Trieste chiama, Milano risponde” e insulti ai giornalisti (il cronista di Fanpage Saverio Tommasi è stato nuovamente spintonato lungo il corteo). Da lì una parte consistente ha occupato la Cerchia dei Bastioni, direzione Darsena, bloccando il traffico e gridando “Andiamo dove ci pare”.
Così spiega la questura: “Il corteo ha seguito, e talora è stato obbligato, dal dispositivo delle forze di polizia, compatto l’itinerario prescritto dalla Questura. Giunti in corso di Porta Romana, mentre un gruppo di circa 700 persone ha proseguito lungo l’itinerario previsto, la rimanente parte ha iniziato deliberatamente a muoversi in via Beatrice d’Este in direzione Darsena. Bloccati dai reparti inquadrati che hanno impedito loro di proseguire lungo quell’asse, i manifestanti si sono ulteriormente frammentati in gruppi che si muovo confusamente al deliberato scopo di creare confusione e bloccare il traffico. Grazie all’attività della Polizia Locale si stanno riuscendo a limitare danni più importanti al traffico. Durante il percorso, si è registrato un nuovo episodio di aggressione verbale verso un videomaker: anche in questo caso, la Polizia di Stato ha enucleato l’aggressore enucleandolo dal corteo ed identificandolo. Allo stesso, un giovane manifestante è stato fermato dalla Polizia in quanto aveva appena imbrattato co una scritta dei mezzi di Polizia ed è stato accompagnato in Questura”.
In piazza si è già visto, tra i manifestanti, Paolo Maurizio Ferrari, l’ex brigatista che ha scontato trent’anni ed è uscito dal carcere nel 2004 senza mai dissociarsi dalla lotta armata, già presente in altri sabati di proteste e denunciato con altri manifestanti.
Tra i manifestanti compare anche un gruppo di lavoratori della logistica con i gilet gialli – espongono lo striscione ‘ora e sempre resistenzà – in omaggio alle proteste che si sono viste in Francia.
No Pass a Milano, l’associazione polizia: “C’è chi alimenta la minaccia della violenza
“Purtroppo il livello di tensione e di provocazione in occasione di manifestazioni no green pass continua ad essere strumentalmente alimentato da soggetti le cui finalità sembrano andare ben oltre la contestazione dei provvedimenti del governo. Nella piena consapevolezza che compito delle forze dell’ordine è quello di garantire il diritto di riunirsi pacificamente e di manifestare il proprio dissenso ma anche quello di quanti rivendicano il diritto di non subire danni economici o compressioni alla libertà di movimento e delle proprie attività lavorative, la questura di Milano ha gestito con grande competenza e capacità l’ennesimo pomeriggio di protesta. Dobbiamo però stigmatizzare le dichiarazioni di chi continua a minacciare l’uso della violenza facendo della provocazione e degli insulti alle forze dell’ordine un manifesto politico che crediamo violi le regole di uno stato di diritto. Agli operatori dell’informazione che anche oggi hanno subito tentativi di intimidazione anche violente ed i cui autori sono stati identificati e fermati nell’immediatezza dagli agenti della Polizia di Stato, la nostra incondizionata solidarietà”: così in una nota il portavoce dell’associazione nazionale dei funzionari di polizia, Girolamo Lacquaniti. Il riferimento sembra che sia a Gianluigi Paragone, leader dei movimenti Italexit e No Euro e ormai difensore delle manifestazioni No Pass.
No Pass, Confcommercio: “Basta blocchi a Milano”
“Basta! Milano non può essere bloccata da chi ha deciso di far valere le proprie ragioni in modo antidemocratico e senza rispettare le regole.Come previsto, il corteo partito alle 17 si è diviso e ha deviato dal percorso concordato insieme alla questura bloccando il traffico e creando disagi alla mobilità, a cittadini e imprenditori. Lo diciamo da giorni, lo chiediamo da mesi facendo appello al senso di responsabilità di ognuno. Non è bloccando la vita di una città sulla via della ripresa dopo tante difficoltà che si ottiene ascolto e supporto. A chi ci accusa di voler impedire la libera manifestazione del proprio pensiero diciamo che anche noi nella nostra storia siamo scesi nelle piazze per far sentire la nostra voce. Ma l’abbiamo fatto rispettando le regole che qualificano un paese democratico. Abbiamo lanciato una petizione rivolta alla Milano operosa e silenziosa che ogni giorno offre il proprio contributo alla ripartenza. Cittadini, studenti, imprenditori, manager, turisti, medici, insegnanti e a chiunque voglia unirsi al coro di quanti non vogliono più vedere una città paralizzata. È un’iniziativa con cui vogliamo dimostrare che è solo con il dialogo, la collaborazione, il rispetto delle istituzioni che si trovano soluzioni condivise. La battaglia che non abbiamo ancora vinto è contro la pandemia che, anche se stiamo imparando a conviverci, minaccia ancora il nostro futuro. Non possiamo permetterci nuovi lockdown e nuove zone gialle, arancioni o rosse. Dobbiamo pensare al nostro domani, e non possiamo farlo ostacolando il presente”, così Marco Barbieri, segretario generale di Confcommercio Milano, Lodi e Monza Brianza.
[email protected] (Redazione Repubblica.it) , 2021-11-06 21:44:18 ,milano.repubblica.it