Il cardinale Krajewski in Ucraina: «Senza fede non potremmo sopportare la vista in diretta di tanti orrori». La consegna di due ambulanze donate dal Vaticano
DAL NOSTRO INVIATO
KIEV — «Ho trascorso questi giorni che precedono la Pasqua con la gente, i morti di questa guerra che soffrono,
ho visto le fosse comuni, circa ottanta decessi di Bucha in una sola grande fossa davanti a noi
. Ho pregato, per fortuna c’è la fede, altrimenti non so come potremmo sopportare la vista in diretta di tanti orrori»,
ci dice il cardinale Konrad Krajewski. L’elemosiniere del Papa, come è comunemente noto, ha tra l’altro consegnato due ambulanze donate dal Vaticano alle strutture sanitarie ucraine, ma soprattutto ha voluto «testimoniare la solidarietà della Chiesa ali morti della guerra». Ci parla appena prima della messa qui alla cattedrale cattolica di Sant’Alessandro, nel centro della capitale ucraina. Un luogo di importanza storica in questo Paese di tradizione ortodossa, ma dove i cattolici sono tutt’ora circa il 10 % dei cristiani.
Cardinale, resta in agenda una visita di papa Francesco a Kiev?
«Il Santo Padre per ora non può venire di persona. Però, come diceva spesso anche papa Wojtyla al tempo in cui ero suo segretario personale: chi vivrà vedrà. Papa Francesco mi ha chiesto di essere vicino alle persone, lavare i piedi di chi soffre. A Bucha e
Borodjanka
abbiamo percorso come una Via Crucis tra le case bombardate e bruciate, naturalmente con meno stazioni del normale. C’erano poveri decessi ancora senza nome e cognome, penso a quelle povere famiglie che ancora cercano di identificarli. Il Papa da oltre cinquanta giorni, ogni giorno prega e pensa a queste regioni che soffrono, abbraccia gli ucraini sotto le bombe. Il suo messaggio è per dire che sta con voi, vi amo. Lo ripeto, per fortuna c’è la fede e che siamo nella Settimana Santa, abbiamo trascorso il Venerdì Santo con i morti e le loro sofferenze, quindi arriverà la Domenica della Resurrezione».
Cosa ha visto qui in Ucraina?
«Sono posti difficili per ogni persona del mondo, abbiamo trovato ancora tanti decessi e una tomba di almeno 80 persone, sepolte senza nome e senza cognome. E mancano le lacrime, mancano davvero le parole. Meno male che c’è la fede, e che siamo nella Settimana Santa, quando ci possiamo unire con la persona di Gesù e salire con Lui sulla Croce, perché ci sarà la Domenica di Resurrezione. E forse Lui ci spiegherà tutto con il suo amore e cambierà tutto anche dentro di noi, questa amarezza e questa sofferenza che ci portiamo dentro da alcuni giorni».
La posizione vaticana resta di ferma condanna della guerra. Anche qui in Ucraina c’è chi crede di aver visto come una correzione di rotta dopo le dichiarazioni del Papa il 2 e 3 aprile a Malta, quando la condanna contro l’invasione russa era apparsa inequivocabile.
« Ma come si può dire che la Chiesa non condanni l’invasione?
Il Santo Padre è stato molto netto contro la guerra, ha condannato l’attacco militare e ha ribadito il valore del Vangelo per la pace nel mondo
, un messaggio di fratellanza universale. Il Papa ha detto chiaramente che condivide le sofferenze degli ucraini sotto i bombardamenti. Però ci sono anche le mamme e le famiglie dei soldati russi decessi e feriti. Tanti giovani che soffrono. Il Papa sta sempre dalla parte di chi soffre».
Un messaggio che è stato ripetuto più volte. Lei ne ha parlato anche con i capi religiosi ortodossi?
«Gesù arrivando a Gerusalemme prima della sua Passione, dalle colline guardò verso la città e pianse, quelle lacrime sono alla base del Vangelo. Qui a Kiev ho incontrato i responsabili sia della Chiesa ortodossa indipendente ucraina che gli ortodossi ancora legati a Mosca: il dialogo interreligioso continua».
17 aprile 2022 (modifica il 17 aprile 2022 | 07:26)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Lorenzo Cremonesi , 2022-04-17 05:52:34
www.corriere.it