Il grande piano di Elon Musk per trasferire parte della cittadinanza della Terra su Marte è basato sulle sue imprese “terrestri”, da Tesla a Hyperloop a Boring Company: veicoli elettrici a guida autonoma, pannelli solari e accumulatori, tunnel con trasporti ipersonici, robot super intelligenti, fabbriche automatiche, AI autonoma che controlla tutto e una rete di satelliti per avere internet su Marte e nel sistema solare (collegandoli alla internet della Terra) e ovviamente i razzi, per portare le cose in orbita e da qui sino al pianeta rosso.
Questo approccio è stato una delle maggiori “ispirazioni” per la Nasa, che ha deciso di seguire questa strategia e ha coinvolto quindi Nokia, che deve testare alcune delle sue tecnologie nello spazio con un’ambizione per adesso meno grandiosa del viaggio su Marte ma altrettanto “scalabile”: dare una connettività efficiente, affidabile e ad alta capacità agli astronauti e ai robot che invieremo sulla Luna.
Per questo motivo l’azienda finlandese, tramite i suoi Bell Labs (i mitici laboratori di ricerca su fisica e telecomunicazioni fondati nel New Jersey nel 1925 da AT&T e acquistati da Nokia nel 2016 attraverso l’acquisizione di Alcatel-Lucent che a sua volta li aveva avuti da Western Electric) ha studiato una serie di tecnologie che verranno utilizzate dalla Nasa nel corso delle prossime missioni all’interno dell’iniziativa Tipping Point. Il programma, cioè, che serve per analizzare tutte le tecnologie che possono consentire lo sviluppo di capacità spaziali commerciali e realizzare le missioni lunari (e poi anche oltre il nostro satellite) che la Nasa vuole realizzare. Insomma, il “modello Nasa” per fare quello che invece Elon Musk ha cercato di fare tutto da solo.
La missione IM-2
Nokia sta partecipando alla missione IM-2, destinazione Luna e data di lancio a partire dal novembre di quest’anno (la finestra di lancio è di circa tre mesi), che prevede l’invio di una navicella senza equipaggio con una serie di esperimenti e tecnologie. In particolare, i Nokia Bell Labs forniranno componenti per due aree di ricerca: Intuitive Machines e Lunar Outpost.
La parte di Lunar Outpost si occuperà di tecnologie funzionali alla costruzione di un avamposto “permanente” sul suolo lunare che possa avere funzioni paragonabili a quelle che aveva la Stazione spaziale internazionale (e la capacità di generare in maniera autonoma molte delle risorse necessarie al sostentamento della vita degli astronauti), mentre Intuitive Machines si occupa invece degli strumenti necessari ai vari servizi: telecomunicazioni sulla superficie e in orbita, gestione e produzione dei materiali, tutti in un’ottica di sostenibilità economica basata sulla presenza di privati con iniziative di carattere commerciale.
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di Antonio Dini www.wired.it 2023-09-27 12:57:50 ,