Il processo per l’omicidio e il sequestro di Giulio Regeni subisce già la prima battura di arresto. I giudici della terza sezione della corte d’Assise di Roma infatti hanno hanno deciso di sospendere il processo accogliendo le richieste dei legali della difesa secondo cui i loro assistiti non sapevano del processo a loro carico.
Neanche il tempo di iniziare e il processo per l’omicidio e il sequestro di Giulio Regeni subisce già la prima battura di arresto. Dopo 7 ore di camera di consiglio, i giudici della terza sezione della corte d’Assise di Roma infatti hanno hanno deciso di sospendere il processo accogliendo le richieste dei legali della difesa secondo cui i loro assistiti non sapevano del processo a loro carico. Il processo infatti vede imputati quattro agenti della security egiziana accusati della morte del ricercatore friulano sequestrato, torturato e ucciso al Cairo, ma per gli avvocati d’ufficio non c’è nessuna prova che a loro sia arrivata la notifica dell’indagine e poi dell’inizio del processo in contumacia.
Non c’è la prova che gli imputati siano a conoscenza del processo a loro carico
La tesi difensiva è stata accolta dal Tribunale secondo il quale “il decreto che disponeva il giudizio era stato notificato agli imputati comunque non presenti all’udienza preliminare mediante consegna di copia dell’atto ai difensori di ufficio nominati, sul presupposto che si fossero sottratti volontariamente alla conoscenza di atti del procedimento”. In pratica non c’è la prova che gli imputati siano a conoscenza del processo a loro carico. Per la corte d’assise infatti non si può essere certi “dell’effettiva conoscenza del processo da parte degli imputati, né della loro volontaria sottrazione al procedimento”. Gli atti del procedimento giudiziario quindi ora saranno restituire gli atti al giudice per le udienze preliminari che aveva ordinato il rinvio a giudizi per le nuove valutazioni del caso che allungheranno inesorabilmente i tempi del processo. La procedura ora prevede che i tenti una nuova notifica agli imputati per informarli del procedimento a loro carico per poi procedere a un nuovo rinvio a giudizio. Proprio
Procura: “Agenti egiziani non potevano non sapere”
“I quattro imputati, i quattro agenti della National Security a processo per le torture, il sequestro e l’assassinio di Giulio Regeni sono dei finti inconsapevoli. Non sono qui in aula per evitare che il processo vada avanti. Sperano che non facendo l’elezione del domicilio, possano fuggire dal processo. Noi crediamo che questo non sia giusto. Il processo deve cominciare perché ci sono tutte le condizioni, anche quelle per il diritto di difesa, perché questo processo si tenga” aveva dichiarato in aula il procuratore aggiunto Sergio Colaiocco spiegando che gli imputati sanno certamente che il processo italiano stava per cominciare. Lo sanno, “perché tutti i media mondiali ne hanno parlato” ha spiegato. “La notizia delle indagini è stata oggetto di una copertura internazionale oggettivamente capillare e straordinaria”.
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di Antonio Palma
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2021-10-14 19:48:46 ,