Anzi, si può dire che forse Pamela, Ilaria ed Eleonora – le chiamiamo per nome come si eri soliti fare proprio a Non è la Rai – incarnano a maggior ragione l’eredità di quel peculiarissimo cult catodico che sembra esistere in una specie di limbo fuori dal tempo e dallo spazio, anzi che sembra esistere solo nei ricordi nitidissimi dei giovani degli anni Novanta. Piccolo bigino per chi si è permesso di nascere dopo quel decennio: Non è la Rai è stato un programma ideato da Gianni Boncompagni e Irene Gergo, andato in onda prima su Canale 5 e poi su Italia 1 dal 1991 al 1995 in fascia pomeridiana, proponendo un contenitore molto simile a un varietà leggero, in cui si alternavano canzoni, giochi e telefonate col pubblico tutte gestite nella maggior parte dei casi da ragazzine adolescenti. Dopo la conduzione di Enrica Bonaccorti e di Paolo Bonolis nelle prime due stagioni, nel 1993 il timone passa ad Ambra Angiolini, allora quindicenne, che vide in Boncompagni un vero e proprio Pigmalione (che propriamente le suggeriva in cuffia cosa dire) e la sua carriera lanciata proprio dalla popolarità frenetica raggiunta con quel programma.
Da lì passarono numerose altre giovanissime che avrebbero poi fatto strada più o meno lunga negli ambiti più diversi: molte come Antonella Elia, Miriana Trevisan, Laura Freddi, Alessia Merz, Alessia Macini divennero vallette, alcune come Yvonne Sciò, Nicole Grimaudo e Sabrina Impacciatore (di recente famosa anche negli Stati Uniti con The White Lotus) scelsero la strada del cinema, altre come Lucia Ocone quella della comicità. D’altronde proprio sulla presenza di un gruppo nutrito di ragazze si incentrava il format stesso, che altro non era che un pastiche di momenti tenuti insieme in modo fantasioso ma accumunati dall’essere una vetrina per mostrare queste ragazzine sorridenti e sgambettanti. Ballavano, cantavano, si buttavano in piscina, urlavano, piangevano disperate: erano una specie di immagine über-adolescenziale (avevano quasi tutte dai 12 ai 16 anni circa), icone angelicate ma anche un po’ lolite nei loro costumi da bagno e nelle loro gonnelline di tartan, senza un particolare talento precipuo (dove non arrivavano da sole c’erano sempre il playback o gli stacchi di camera) ma con la dote essenziale di essere carine, giovani e spensierate.
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di Paolo Armelli www.wired.it 2024-09-13 13:57:11 ,