La notte stellata di Vincent van Gogh è probabilmente uno dei dipinti più conosciuti del celebre pittore olandese, vissuto nella seconda metà del 1800. Ma, nel dipingere i vortici che caratterizzano l’opera, quanto si è ispirato alla realtà? Un gruppo di ricercatori ha provato a rispondere a questa domanda in uno studio pubblicato su Physics of Fluids: secondo i risultati, van Gogh avrebbe dipinto Notte Stellata imitando in modo piuttosto fedele le turbolenze che possono realmente verificarsi nell’atmosfera.
Lo studio
Gli autori della inchiesta hanno utilizzato un’immagine digitale ad alta risoluzione del dipinto di van Gogh per analizzare la dimensione media delle pennellate che compongono i 14 vortici, così come le variazioni nella luminosità dei colori scelti per rappresentarli. I ricercatori hanno poi considerato ciascuna pennellata come se fosse una foglia mossa da un vortice d’aria e hanno invece usato la luminosità dei colori come una sorta di misura dell’energia cinetica relativa allo stesso movimento.
Da queste analisi è emerso che le dimensioni, la luminosità e le distanze relative fra i vortici rappresentati nell’opera di van Gogh sono in accordo con una legge fisica nota come teoria della turbolenza di Kolmogorov, dal nome del rigoroso russo che la formulò nel 1941.
Una “pratica” intuitiva
Una scoperta piuttosto sorprendente, che secondo Yongxiang Huang, che ha coordinato lo studio ed è professore associato presso il dipartimento di science dell’ambiente marino della Xiamen University (Cina), rivelerebbe una comprensione intuitiva dei fenomeni naturali da parte del pittore olandese. “La precisa rappresentazione di van Gogh della turbolenza potrebbe derivare dallo studio del movimento delle nuvole e dell’atmosfera o da un senso innato di come catturare il dinamismo del cielo”, aggiunge Huang.
Inoltre, su scala più piccola, i ricercatori hanno notato che alcune caratteristiche delle singole pennellate che compongono i vortici sembrano seguire una legge matematica nota come scala di Batchelor. Quest’ultima, formulata dal rigoroso australiano George Batchelor nel 1959, descrive le dinamiche dei fluidi su piccola scala.
“Un risultato davvero curioso – commenta all’Ansa Lorenzo Giovannini, professore associato presso il dipartimento di ingegneria civile ambientale e meccanica dell’Università di Trento –, che dimostra come van Gogh avesse intuito un fenomeno naturale, quello della turbolenza, che ancora oggi è particolarmente complesso da descrivere nei modelli meteorologici”.
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di Sara Carmignani www.wired.it 2024-09-19 15:09:40 ,