di Redazione
Anche Aifa dà il via libera al vaccino di Novavax contro Covid-19. La Commissione tecnico-scientifica (Cts) dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) nella riunione del 22 dicembre ha approvato l’utilizzo del vaccino Nuvaxovid (Novavax), rendendolo disponibile nell’intera indicazione autorizzata dall’Agenzia europea dei medicinali (Ema) per i soggetti di età uguale o superiore ai 18 anni. La vaccinazione prevede un ciclo vaccinale primario di due dosi a distanza di tre settimane l’una dall’altra.
I dati disponibili, rileva la Cts, sul vaccino Nuvaxovid hanno mostrato una efficacia di circa il 90% nel prevenire la malattia Covid-19 sintomatica anche nella gente di età superiore ai 64 anni. Il profilo di sicurezza si è dimostrato positivo, con reazioni avverse prevalentemente di tipo locale.
Come funziona il vaccino Novavax
Il vaccino proteico Nuvaxovid (in sigla Nvx-Cov2373), prodotto dall’azienda biotech statunitense Novavax, è il quinto vaccino ad oggi approvato in Europa contro il coronavirus e si basa su un meccanismo d’azione differente rispetto agli altri, anche se l’approccio è già ampiamente consolidato e impiegato da tempo nella pratica clinica. L’idea è quella di recapitare all’organismo la proteina spike del coronavirus – e solo quella – pulita, in modo da farla riconoscere al nostro sistema immunitario che si attiverà producendo una risposta adeguata.
Nuvaxovid di Novavax si basa sulla tecnologia delle proteine ricombinanti, in uso da 30 anni e alla base dei vaccini contro l’epatite B, lo streptococco e la meningite. In questo caso abbiamo il primo vaccino proteico contro il coronavirus. Si parte sempre da sequenze di Rna del Sars-Cov-2 che consentono di produrre in laboratorio la proteina spike del virus, quella che aggancia le nostre cellule infettandole.
Le spike ottenute vengono purificate e messe insieme in piccolissime particelle (nanoparticelle), creando una struttura, una rete, che ricorda quella del coronavirus. Ma in questo caso c’è solo lo scheletro e non l’intero patogeno che invece è capace di infettare e replicarsi. Queste particelle vengono unite a un adiuvante, che serve a rafforzare l’azione del sistema immunitario. Sia nei vaccini a Rna messaggero (Pfizer-BioNTech e Moderna) sia in quelli a vettore virale si recapitava alla cellula l’informazione necessaria per produrre la spike, e non la spike stessa.
Cosa dicono i dati
Le ricerche hanno provato che il farmaco è sicuro, con effetti collaterali per lo più lievi o moderati nei volontari. Oltre al buon profilo della sicurezza, i trial dimostrano che il vaccino ha un’efficacia pari al 90% nel prevenire le forme sintomatiche di Covid-19. Nel primo trial, condotto negli Stati Uniti e in Messico, a due terzi dei partecipanti è stato somministrato Nuvaxovid e agli altri un placebo (senza sapere però cosa avevano ricevuto).
Dopo 7 giorni dalla seconda dose il vaccino di Novavax è riuscito a prevenire il 90,4% dei casi sintomatici di Covid. Nel secondo trial, svolto nel Regno Unito, dati e cifre sono simili, con un’efficacia dell’89,4%. Complessivamente, l’efficacia è pertanto stimata pari circa al 90%, simile a quella ottenuta dai vaccini a mRna. Fra gli effetti collaterali più comuni, dolore nel sito di iniezione, stanchezza, dolori muscolari, mal di testa, sensazione di malessere generali, dolori articolari, nausea e vomito.
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www.wired.it
2021-12-23 08:51:50