Cosa prevede la nuova legge Ue su stipendi in arrivo accanto ad altre norme da poche emesse e aumento importi Governo Meloni? Gli stipendi dei lavoratori italiani Proseguono ad essere mediamente più bassi rispetto a quelli degli altri colleghi europei: stando a quanto emerge da dati recenti uno stipendio in Italia si aggira tra i circa 22mila e i circa 30mila annui, per stipendi tra circa 1.600 euro e 2.300 euro lordi che corrispondono a stipendi, rispettivamente, di circa 1.300 e 1.900 euro al mese netti.
Tutto poi dipende dal settore di impiego e relativo Ccnl di inquadramento, considerando che ci sono posizioni e contratti che prevedono paghe base molto più basse di 1.600 euro al mese lordi, che possono scendere anche fino a mille euro, così come le retribuzioni maggiori mensili possono arrivare a sfiorare i 4-5mila euro.
E nell’ambito degli importi delle retribuzioni emerge ancora una forte differenza tra stipendi di uomini e stipendi di donne pur a parità di mansioni. Ma una nuova legge Ue potrebbe cambiare le cose.
- Nuova legge Ue su stipendi in arrivo cosa prevede
- Altre norme e novità già arrivate per stipendi insieme ad aumenti governo Meloni
Nuova legge Ue su stipendi in arrivo cosa prevede
Stando a quanto riportano le ultime notizie, l’Ue avrebbe reso nota una nuova direttiva per l’adeguamento degli stipendi tra uomini e donne. La nuova direttiva punta a rafforzare l’applicazione del principio della parità di retribuzione tra uomini e donne per uno stesso lavoro o per un lavoro di pari valore tramite trasparenza retributiva e relativi meccanismi di applicazione.
La nuova legge Ue sulla parità di stipendio tra uomo e donna impone ai datori di lavoro l’obbligo di trasparenza e di indicare i criteri utilizzati per determinare la retribuzione, i livelli retributivi e la progressione economica per tutti senza distinzioni di genere.
Se il datore di lavoro non rispetta l’obbligo di trasparenza e di parità di retribuzione tra uomo e donna è soggetto a sanzioni e, come stabilito dalla direttiva Ue, se un dipendente subisce discriminazioni retributive basate sul genere ha il diritto di chiedere il risarcimento per le retribuzioni arretrate, i bonus, i pagamenti in natura non corrisposti, per le opportunità perdute e per danno morale.
Altre norme e novità già arrivate per stipendi insieme ad aumenti governo Meloni
La nuova direttiva Ue arriva a sancire ancora una volta l’importanza del lavoro e della trasparenza in ambito retributivo considerando l’andamento di stipendi e relativi pagamenti spesso discriminatori nei confronti delle donne e arriva dopo una recente sentenza del Tribunale di Milano sugli stipendi bassi da rivedere e adeguare.
Secondo il Tribunale di Milano, infatti, uno stipendio orario inferiore a 4 euro viola i principi costituzionali, in riferimento ad un caso denunciato da una dipendente di un istituto di vigilanza che aveva uno stipendio di 3,96 euro.
Il Tribunale ha disposto l’immediato aumento dello stipendio per la lavoratrice, ritenendo che, nonostante in linea con quanto stabilito dal relativo Ccnl di inquadramento, la paga oraria prevista viola il diritto di ricevere uno stipendio adeguato e tutelato dalla Costituzione, pur non esistendo ancora nel nostro Paese un salario minimo, cioè una somma oraria da corrispondere ai lavoratori sotto la quale non si potrebbe andare.
La Costituzione stabilisce il diritto a ricevere una retribuzione proporzionata alla quantità e alla qualità del lavoro prestato e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa e si tratta di principio che non può mai essere assolutamente derogato da alcun contratto.
Proprio per garantire ai lavoratori stipendi maggiori soprattutto in un periodo economico decisamente complesso e difficile il governo Meloni ha deciso di aumentare il taglio del cuneo fiscale con la Manovra Finanziaria 2023 e incrementarlo ulteriormente (al momento solo fino alla fine dell’anno) con il Decreto Lavoro approvato ufficialmente lo scorso primo maggio insieme all’aumento di detassazione dei fringe benefit aziendali.
Il taglio del cuneo fiscale in vigore da inizio anno è al 3% per redditi fino a 25mila euro e al 2% per redditi tra 25mila e 35mila euro: entrando più nel dettaglio, il taglio del cuneo fiscale da gennaio 2023 è del 3% per stipendi entro i 1.923 euro e del 2% per stipendi entro i 2.692 euro lordi. Oltre tale cifra, cioè per stipendi dai 2.700 euro in poi non è previsto alcun aumento per effetto del taglio del cuneo fiscale.
Con il nuovo Decreto Lavoro, il governo ha ancora aumentato il taglio del cuneo fiscale portandolo al 7% per redditi fino a 25mila euro e al 6% per redditi fino a 35mila euro. Il nuovo taglio del cuneo fiscale per ulteriori aumenti di stipendi sarà applicato dal primo luglio al 31 dicembre 2023 e fino a fine anno non sarà calcolato, però, sulla tredicesima mensilità.
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2023-06-17 10:16:36 ,