Nuovo stop per il presidente della Lazio Claudio Lotito, per la sua ’rivendicazione’ di un seggio da senatore. Ritorna in Giunta per le elezioni, dove era già stato esaminato per circa tre anni, il caso del seggio del Senato contestato da Claudio Lotito, candidato alle ultime elezioni con Forza Italia. L’aula di palazzo Madama lo ha stabilito stamattina, dopo due votazioni di cui una, quella decisiva, a scrutinio segreto.
Resta sullo scranno il senatore renziano Carbone
Resta sullo scranno del Senato Vincenzo Carbone, renziano di Italia viva, eletto nello stesso seggio in Campania. «Poiché tutti gli atti sono rinviati alla Giunta delle elezioni – ha spiegato la presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati – è evidente che permane il senatore Vincenzo Carbone fino a che non saranno effettuati gli accertamenti richiesti dall’odg adesso approvato».
L’esito della contesa sembrava scontato, poi lo stop
L’esito della contesa sembrava scontato dopo che la Giunta per le elezioni, il 24 settembre scorso, aveva annullato l’elezione di Carbone e disposto il subentro di Lotito al termine di una istruttoria durata tre anni. Ma non è andata così, con l’aula di palazzo Madama che prima ha detto no, con voto palese, a un ordine del giorno che chiedeva una sospensiva dell’esame del caso. Poi, a scrutinio segreto, è invece stato approvato un altro Odg presentato da Leu che con 155 voti a favore, 102 contrari e 4 astenuti ha disposto il riesame del caso da parte della Giunta. Subito è stata polemica e non sono mancati gli scambi di accuse tra i gruppi parlamentari.
Il primo voto nei tabulati
Dai tabulati del Senato, che riguardano però solo il voto del primo Odg sulla sospensiva risulta che a votare no nel Pd sono stati Bruno Astorre, Paola Boldrini, Mauro Antonio Laus, Salvatore Margiotta, Tatjana Rojc, Vito Vattuone e Luigi Zanda. I protagonisti, sentiti da AdnKronos hanno negato ogni retroscena di natura politica o calcistica: «Mi hanno convinto le ragioni della Giunta. Io, poi, sono milanista», ha spiegato Astorre. «L’aula si doveva pronunciare sul caso, non era accettabile approvare una sospensiva», ha chiarito Vattuone. Ai colleghi che le hanno chiesto, la Rojc si è limitata a dire: «Si, è vero, ho votato no». Per quel che riguarda Zanda, poi, il suo voto sarebbe in espressione di coerenza: tutti i colleghi raccontano di un precedente intervento in cui il senatore dem, sul filo del diritto e dei regolamenti parlamentari, ha argomentato l’importanza e la necessità di una decisione dell’aula su una elezione contestata.
La schermaglia in aula
Il ’caso Lotito’ non si è esaurito solo alle schermaglie tra Iv e Pd, ma si è allargato anche ad altri gruppi anche di centrodestra, di cui il presidente della Lazio è virtualmente parte. Sempre secondo i tabulati, nel voto sulla sospensiva risultano a verbale i no di senatori appartenenti a diversi gruppi a partire da Fratelli d’Italia, Lega e alla stessa Forza Italia e poi anche Misto e Autonomie (tra cui Pier Ferdinando Casini). «Ma quale caso Lotito? Prima di parlare di Lotito bisogna parlare della decadenza di Carbone», ha detto all’Adnkronos il senatore azzurro Giacomo Caliendo: «Con l’ordine del giorno approvato oggi sono stati chiesti ulteriori accertamenti sulla posizione di Carbone. Quindi, dobbiamo prima discutere della eventuale decadenza di Carbone e poi parleremo di Lotito».