La Corte Costituzionale si è espressa sulla legittimità costituzionale dell’obbligo vaccinale, introdotto nel 2021 come strumento per arginare la pandemia da Covid-19 e causa di forti polemiche e ricorsi giudiziari fin dai suoi primi giorni di “vita”.
La vicenda:
Il giudizio
Come si legge in una nota, “la Corte ha ritenuto inammissibile, per ragioni processuali, la questione relativa alla impossibilità, per gli esercenti le professioni sanitarie che non abbiano adempiuto all’obbligo vaccinale, di svolgere l’attività lavorativa, quando non implichi contatti interpersonali. Sono state ritenute invece non irragionevoli, né sproporzionate, le scelte del legislatore adottate in periodo pandemico sull’obbligo vaccinale del personale sanitario. Ugualmente non fondate, infine, sono state ritenute le questioni proposte con riferimento alla previsione che esclude, in caso di inadempimento dell’obbligo vaccinale e per il tempo della sospensione, la corresponsione di un assegno a carico del datore di lavoro per chi sia stato sospeso; e ciò, sia per il personale sanitario, sia per il personale scolastico”.
I ricorsi
Contro la legittimità dell’obbligo vaccinale, si sono schierati i tribunali di Brescia, Catania e Padova, il Tar della Lombardia e il Consiglio di giustizia amministrativa della regione Sicilia. In particolare lo scontro si è acceso sul decreto legge del primo aprile 2021 numero 44 (convertito, con modifiche, dalla legge 28 maggio 2021, numero 76) e su quello del 24 marzo 2022 numero 24, che hanno istituito l’obbligo di vaccinazione per gli operatori sanitari, pena la sospensione dal lavoro e dalla retribuzione, fino al 31 dicembre 2022, ma fatto cessare dal governo Meloni il primo novembre scorso, con il decreto legge del 31 ottobre 2022, numero 162).
In sintesi, le istanze di questi uffici giudiziari possono essere raccolte in tre punti essenziali. La prima riguardava la mancata previsione, per i non vaccinati, della possibilità di essere impiegati in mansioni che non prevedessero il contatto con il pubblico, assicurandogli così l’accesso alla retribuzione. La seconda contestava l’obbligo vaccinale anche per chi svolgeva il proprio lavoro a distanza, e dunque senza alcun rischio di contagio. Infine, è stata impugnata anche l’imposizione della somministrazione delle dosi senza la garanzia che il vaccino non provocasse effetti collaterali, anche gravi.
La Corte costituzionale si è già espressa in passato a favore degli obblighi vaccinali, in nome del bilanciamento tra gli interessi individuali, di chi non si vuole sottoporre a un trattamento sanitario, e quelli della collettività, che deve preservarsi nel suo complesso da una pandemia. L’impostazione delle Corte ha sempre rispettato l’autodeterminazione del singolo cittadino o della singola cittadina, garantendola fino a quando non si fosse trovata in contrasto con la salvaguardia del benessere della comunità nel suo complesso. Per questo, le contestazioni e la discussione giuridica non hanno riguardato solo l’efficacia dei immunizzazioni nel contrastare il virus, ma anche la loro efficacia nel limitarne la diffusione.
Evoluzione dell’obbligo vaccinale
L’obbligo vaccinale non ha riguardato solo il personale della sanità, anche se, comprensibilmente, sono stata la prima categoria ad esserne interessata nella più dure fasi dell’emergenza sanitaria. Dopo di loro, a partire dal 15 dicembre 2021, l’obbligo è stato esteso anche al personale scolastico, a quello della difesa, della sicurezza, del soccorso pubblico, della polizia locale e al personale penitenziario.
A seguito dell’insediamento del governo Draghi, con un decreto del 5 gennaio 2022, il Consiglio dei ministri estese l’obbligo vaccinale anche al personale universitario, senza limiti di età, e a tutte le persone con più di 50 anni, pena una sanzione di 100 euro. Dopo poche settimane, il governo Draghi decise di rafforzare la misura introducendo l’obbligo, per tutti i lavoratori e le lavoratrici over 50, di presentare il green pass rafforzato sul luogo di lavoro, pena la sospensione del proprio incarico e dello stipendio e sanzioni dai 600 ai 1.500 euro per chi fosse stato trovato in violazione dell’obbligo.
Ad approvare queste misure concorse anche la Lega, che sedeva, che sedeva nel Consiglio dei ministri del governo Draghi, approvandone i provvedimenti, anche se ora si presenta al pubblico come se all’epoca si fosse trovata all’opposizione.
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di Kevin Carboni www.wired.it 2022-12-01 18:59:51 ,