di Enrica Brocardo
Sui balconi e per strada la gente aspetta l’eclissi solare, mentre una giovane donna alla guida della sua auto, osserva dal finestrino quello che accade intorno. Stacco. Siamo di notte, un’escort lascia la camera d’albergo dove ha appena concluso il suo lavoro con un cliente e si avvia lungo una strada buia. Pochi passi e viene aggredita e strangolata con un laccio che le taglia la gola facendo zampillare il sangue sul marciapiede.
Ecco servita la prima vittima del serial killer di prostitute di Occhiali neri, il nuovo film di Dario Argento che viene presentato in anteprima al Festival di Berlino 2022 (nella sezione Special Gala) e che arriva nelle sale il 24 febbraio.
Mentre la polizia dà la caccia al “maniaco del furgone” (alcuni testimoni lo hanno visto allontanarsi su quel mezzo dalla scena del crimine) con poco successo, il misterioso serial killer ha già identificato la sua prossima vittima. Peccato (si fa per dire) che questa volta il suo obiettivo sarà molto più difficile da colpire.
Diana (nome non a caso della dea della caccia, mica della preda), infatti, riesce a sfuggirgli. Ma, al termine di un inseguimento in auto, si schianta contro un’altra vettura. La coppia di cinesi all’interno muore sul colpo, il loro bambino sul sedile posteriore rimane praticamente illeso, mentre lei, per il trauma subito, perde la vista.
Nel ruolo della giovane escort divenuta cieca e perseguitata dal maniaco più che mai intenzionato a farla fuori, Argento ha voluto Ilenia Pastorelli. Scelta azzeccata perché la Pastorelli, diventata un nome grazie al successo, nel 2015, di Lo chiavano Jeeg Robot di Gabriele Mainetti, in cui interpretava la dolce, svampita Alessia, riesce a essere indifesa e determinata allo stesso tempo.
Mentre alla figlia Asia (che è anche produttrice associata del film), ha assegnato la parte di Rita, l’assistente (e, poi, amica) che affianca Diana per insegnarle a muoversi al buio e a farsi aiutare dal cane guida Nerea. Che insieme a Chin, il piccolo orfano cinese sopravvissuto all’incidente e scappato dall’orfanotrofio delle suore, sono diventati la sua nuova famiglia. (Argento ha spiegato che, diversamente dai suoi film precedenti, in Occhiali neri c’è anche un lato tenero e, in effetti, è così).
Il regista, che ha ripreso in mano una sceneggiatura scritta molti anni fa a quattro mani con Franco Ferrini (che collabora con lui regolarmente a partire da Phenomena del 1984) ha raccontato di non essere riuscito per molto tempo a realizzare il film “perché il mercato ricercava storie violente e senza senso, mentre io vivevo finalmente una fase di riconciliazione con i miei incubi e avevo deciso di spalancare la porta del terrore e oltrepassarla”. Aggiungendo di considerare Occhiali neri “il punto di arrivo di un percorso inciso nel mio destino di autore suggestionato fin da bambino dai racconti di Edgar Allan Poe”.
Source link
www.wired.it
2022-02-11 12:00:00