di Mara Magistroni
Sono 23 i paesi che nelle ultime settimane hanno visto crescere i casi di infezione del virus del vaiolo delle scimmie (monkeypox): oltre 250 contagi anche al di fuori dell’Africa, dove il virus è endemico, e nelle scorse ore la Nigeria ha segnalato il suo primo decesso per la malattia nel 2022 su 21 casi confermati. L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha fatto il punto della situazione: ci sono ancora delle incertezze su quanto sta avvenendo, per esempio su come si stia diffondendo la malattia e se la sospensione della vaccinazione contro il vaiolo avvenuta ormai 40 anni fa possa aver influito. Ma per gli esperti abbiamo gli strumenti per evitare che i focolai si allarghino ancora.
La situazione in Nigeria
Come segnala l’Associated Press, la Nigeria ha registrato il primo decesso per vaiolo delle scimmie nel 2022. I casi sospetti della malattia fino a questo momento sono 66 e ne sono stati confermati 21. La persona deceduta nelle scorse ore è un quarantenne con pregressi problemi di salute, che stava assumendo una terapia immunosoppressiva. Secondo il Center for disease control (Cdc) nigeriano, nel paese non si verificavano focolai epidemici di vaiolo delle scimmie dal 2017, sebbene fossero segnalati casi sporadici, e non ci sono prove che sia proprio la Nigeria il punto d’origine del focolaio britannico.
L’importanza di una corretta comunicazione
Un punto sul quale l’esperta dell’Oms Rosamund Lewis ha posto l’accento è la trasparenza delle comunicazioni, con attenzione anche a quanto ancora non sappiamo.
La maggior parte dei casi di vaiolo delle scimmie diagnosticati al di fuori dell’Africa hanno riguardato finora uomini che hanno rapporti sessuali con uomini. Questa è una novità anche per gli esperti, che ipotizzano sia una modalità di trasmissione poco riconosciuta in passato (in Africa, dove la malattia è endemica, il contagio avviene per lo più per contatto con animali infetti, specialmente roditori, e per aver mangiato carne infetta poco cotta), ma avvertono che aver rilevato aver rilevato i casi in questo gruppo sociale potrebbe essere stato accidentale e chiunque potrebbe essere a rischio al di là del proprio orientamento sessuale. Sesso o non sesso, infatti, sono la vicinanza e la condivisione strette con persone infette a aumentare il rischio di contagio.
l’Oms sottolinea che è assolutamente antiscientfico lo stigma verso un unico gruppo sociale e che è corretto comunicare in modo trasparente per dare alle persone le informazioni e gli strumenti utili a proteggersi.
L’infezione
Sebbene la minaccia per la gente generale sia ritenuta bassa, i casi più seri, oltre a febbre, dolori muscolari e brividi, sviluppano eruzioni cutanee sulle mani e sul viso. Lewis però ha precisato che non è chiaro se persone infette ma senza sintomi possano diffondere la malattia. È possibile che ci siano anche persone infette che non mostrano segni evidenti di malattia, magari solo qualche lesione cutanea nelle zone genitali, che bisogna saper riconoscere così da isolarsi e interrompere la catena di trasmissione.
Calo dell’immunità?
Un’altra questione su cui si sta riflettendo è se la diffusione del vaiolo delle scimmie possa essere connessa al fatto che da decenni i programmi di vaccinazione contro il vaiolo umano sono stati interrotti, dato che il virus è stato dichiarato eradicato nel 1980. Il vaccino per il vaiolo, infatti, forniva un certo grado di protezione anche nei confronti di virus imparentati, come quello del vaiolo delle scimmie. Non si sa, inoltre, se chi sia stato vaccinato per il vaiolo prima degli anni ‘80 possa aver mantenuto una qualche immunità.
In ogni caso, gli esperti credono che agire subito, in fretta e in modo coordinato possa fermare la diffusione del virus del vaiolo delle scimmie, impedendogli di diventare pandemico e di raggiungere le persone più vulnerabili.
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www.wired.it
2022-05-31 15:12:31