OpenAI è in trattative per vendere azioni dei dipedenti sulla base di una valuazione di 86 miliardi di dollari, una cifra tre volte superiore a quella ipotizzabile fino a solo sei mesi fa. Il dato è, come sottolinea il Financial Times, la testimonianza dei progressi del settore dell’intelligenza artificiale e dell’attenzione che essi suscitano negli investitori globali.
L’operazione renderebbe la società di San Francisco una delle realtà private con la valutazione più alta a livello mondiale. Una corsa importante, considerando che ad aprile 2023, in concomitanza con la raccolta di fondi da player come Microsoft e Thrive Capital, la valutazione ipotizzata per l’azienda era di circa 29 miliardi di dollari.
Come sottolinea la testata economico-finanziaria britannica, l’amministratore delegato di OpenAI Sam Altman non trarrebbe alcun beneficio diretto da eventuali aumenti della valutazione della società. L’ad ha infatti affermato di non detenerne una partecipazione in prima persona, ma di avere solo una posizione “immateriale” attraverso l’acceleratore di startup Y Combinator.
Già alla fine dello scorso anno, OpenAI aveva avvisato gli investitori esistenti della possibilità di dare il la a un’offerta pubblica d’acquisto utile a consentire ai dipendenti di vendere le proprie azioni. Potenzialmente, a finire sul mercato in tale situazione potrebbe essere circa un miliardo di dollari in azioni, al netto ovviamente di quelle in possesso dei lavoratori che sceglierebbero di conservarle.
Una circostanza simile, sottolinea il Financial Times, non solo consentirebbe al personale di trarre profitto dal successo dell’azienda per cui lavora, ma aiuterebbe anche OpenAI a competere con altre startup, nonché con rivali più affermato come per esempio Google e Amazon, nella guerra per i talenti dell’ingegneria.
La valutazione di 86 miliardi di dollari implicherebbe una moltiplicazione dei ricavi già di per sé eccezionale. Ma il progresso tecnologico e la crescita dei ricavi di OpenAI potrebbero portare risultati anche più importanti secondo Vinod Khosla, il cui fondo è stato uno dei primi sostenitori della società nel 2018.
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di Alessandro Patella www.wired.it 2023-10-20 13:16:29 ,