Gli ingredienti della tempesta perfetta che sta attraversando il mondo delle nuove tecnologie sono due. Da una parte quella corsa all’AI che sta entrando in una fase tutta nuova. Dall’altra, il terremoto provocato dall’avvento dell’governo Trump e i timori legati a una guerra commerciale che, in salsa hi-tech, di traduce in quella che potremmo definire una nuova “geopolitica dei dati”.
I due aspetti sono strettamente legati e, nel corso della tappa milanese del CloudWorld Tour 2025 di Oracle, sono emersi con lucidità. L’azienda statunitense, che può essere a buon diritto considerata il vero gigante nella gestione dei dati, ha annunciato le strategie che guideranno lo sviluppo di infrastrutture e servizi nel prossimo futuro.
La nuova dimensione dell’AI
Per dirla con le parole di Richard Smith, Executive Vice President EMEA di Oracle, l’AI ha smesso di essere un “giocattolo per il mondo consumer”. Tradotto: da questo momento le aziende cominceranno a fare sul serio con l’intelligenza artificiale, implementando servizi sempre più evoluti e integrandola nei processi di business.
Ed è qui che entrano in gioco i dati. Nella sua declinazione aziendale, l’AI non si dovrà infatti limitare a generare qualche temino su Leopardi o Pascoli, ma passare al setaccio le informazioni conservate nei database aziendali per estrarre un reale “valore” attraverso l’algoritmo.
Il balzo in avanti non riguarda solo i risultati attesi, ma anche gli strumenti messi in campo e, in particolare, le infrastrutture hardware e software. Se l’attenzione di opinione pubblica e mercati, negli ultimi 36 mesi, si è concentrata sull’addestramento dei Large Language Model (LLM) come i vari ChatGPT, Claude e Llama, le cose stanno cambiando. “Quello a cui stiamo assistendo è un passaggio in cui gli sforzi sono diretti a migliorare le prestazioni a livello di inferenza (l’applicazione pratica degli LLM nell’analisi di nuovi dati, ndr) piuttosto che di addestramento” ha sottolineato lo stesso Smith nel corso dell’incontro con la pubblicazione.
In sintesi, se fino a oggi le aspettative si focalizzavano sulla creazione di modelli di AI sempre più evoluti, adesso il vero problema è riuscire a sfruttare quei modelli per fare qualcosa di utile. Secondo Smith, Oracle sarebbe riuscita a garantirsi un discreto vantaggio in questo ambito. Le architetture sviluppate dall’azienda statunitense, infatti, offrirebbero prestazioni tali da “doppiare” la concorrenza, riducendo tempi (e costi) in questo tipo di attività.
Sovranità dei dati per il vecchio continente
Se le informazioni conservate sui sistemi aziendali rappresentano il vero “carburante” dell’AI, la loro gestione passa inevitabilmente per il cloud. Ed è qui che le cose si complicano. Le piattaforme cloud consentono di esternalizzare nei data center dei cloud provider la gestione dei servizi digitali, con una serie di vantaggi in termini di flessibilità a cui aziende ed enti pubblici non possono più rinunciare. In un mondo perfetto, la scelta del provider e della region (l’area geografica in cui si colloca il datacenter in cui vengono conservati ed elaborati i dati – ndr) potrebbe essere dettata facilmente dalle esigenze legate a prestazioni e praticità.
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di Marco Schiaffino www.wired.it 2025-03-21 05:40:00 ,