L’anno dopo, nel 1965, l’onore tornò a De Sica con Ieri, oggi e domani. Per un’altra doppietta italianissima bisognerà poi attendere il 1971 per Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto di Elio Petri e il 1972 per Il giardino dei Finzi Contini ancora di De Sica. Nel 1975 fu ancora il turno di Fellini, vincitore assoluto col suo Amarcord.
Rivincita Novanta
Per quindici anni, invece, al di là delle categorie tecniche il cinema italiano passò in secondo piano agli occhi dell’Academy americana, con tanti anni in cui nessun titolo nostrano riusciva a raggiungere la rosa dei finalisti in nomination (anche se nel 1987 Bernardo Bertolucci aveva vinto come miglior regista per L’ultimo imperatore). L’incantesimo si ruppe nel 1990, con la straordinaria vittoria di Nuovo cinema Paradiso di Giuseppe Tornatore. E poco dopo, nel 1992, fu la volta di Mediterraneo di Gabriele Salvatores. Alla fine del decennio, nel 1999, avvenne poi l’exploit di Roberto Benigni e del suo La vita è bella (per cui il regista vinse anche come miglior attore protagonista).
Eccezione Sorrentino
Nei quattordici anni successivi, quindi dal 2000 in poi, l’Italia non ha mai raggiunto la candidatura, se non nel 2006 per La bestia nel cuore di Cristina Comencini (e nel 2008 La sconosciuta di Tornatore aveva raggiunto la short list, ovvero la selezione appena precedente alla cinquina dei nominati). Questo prima di arrivare al 2014 e al grandissimo successo de La grande bellezza di Paolo Sorrentino, ad oggi l’ultimo titolo italiano ad aver vinto l’Oscar come miglior film internazionale. Del resto, dopo quell’exploit, nessun altro film è entrato in nomination se non È stata la mano di Dio, sempre di Sorrentino, nel 2022. Se sarà la volta buona per Garrone, almeno di rientrare tra i candidati, bisognerà attendere il 23 gennaio 2024, quando saranno svelate tutte le nomination.
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di Paolo Armelli www.wired.it 2023-09-21 12:52:08 ,