Il professor Francesco Cognetti, presidente FOCE (Federazione degli Oncologi, Cardiologi ed Ematologi): “Costretti a sospendere gli interventi chirurgici, ad esempio quelli per l’asportazione di un tumore. Colpa del sovraffollamento dei reparti di terapia intensiva degli ospedali”.
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La quarta ondata di contagi Covid sta avendo conseguenze anche sui malati oncologici, molti dei quali si sono visti rinviare un’operazione per l’asportazione di un tumore a causa della saturazione dei reparti di terapia intensiva. Il boom di contagi delle ultime settimane non sta avendo effetti solo sui pazienti affetti da Sars-Cov-2. Al contrario, l’onda lunga della pandemia sta investendo anche i malati di altre patologie, molti dei quali non ricevono assistenza adeguata e rischiano di sviluppare complicazioni anche letali. “Siamo molto preoccupati per il blocco, di fatto, dell’attività chirurgica programmata determinato dalla nuova ondata pandemica causata dalla variante Omicron. Questa paralisi rischia di provocare gravi danni ai pazienti oncologici, cardiologici ed ematologici, che sono circa 11 milioni in Italia. Ricordiamo infatti che il rinvio degli interventi chirurgici può favorire lo sviluppo di tumori in fasi più avanzate, con minori possibilità di guarigione”, ha commentato a Fanpage.it il professor Francesco Cognetti, presidente FOCE (Federazione degli Oncologi, Cardiologi ed Ematologi).
A causa della quarta ondata di contagi sta aumentando la pressione sugli ospedali: ciò sta avendo conseguenze anche per i malati oncologici?
Sì, purtroppo. Siamo stati ancora una volta costretti a sospendere gli interventi chirurgici programmati, ad esempio quelli per l’asportazione di un tumore. Ciò sta accadendo a causa del sovraffollamento dei reparti di terapia intensiva degli ospedali, dove i pazienti operati sovente hanno bisogno di essere allocati per qualche giorno dopo un intervento. Siamo molto preoccupati: secondo i dati che ci sono stati forniti dalla Società Italiana di Chirurgia il 50-80% degli interventi chirurgici di elezione sono stati bloccati a causa della nuova ondata di contagi e ricoveri. Molti sono interventi oncologici, che vengono rinviati di alcuni mesi. Ciò purtroppo determinerà un aumento della mortalità tra i malati di tumore tra qualche anno.
La pandemia sta causando anche un calo delle diagnosi di cancro?
Sì, c’è un vero e proprio blocco delle diagnosi precoci. Sulla base dei dati del 2020, gli ultimi che abbiamo a disposizione, sappiamo che c’è stata una riduzione del 45 % degli screening per tumore al colon retto, del 43% per la cervice uterina, le mammografie sono diminuite del 38%. Nelle adolescenti sono scese drasticamente le vaccinazioni anti papilloma virus, e ci attendiamo di conseguenza una forte ripresa dei casi di tumore al collo dell’utero. Purtroppo non abbiamo i dati relativi a 2021: in una situazione del genere sarebbe stato ragionevole che il Ministero della Salute fornisse agli specialisti analisi ogni 4-6 mesi, invece stiamo andando al buio. Siamo molto preoccupati e pessimisti, perché sempre più spesso vediamo tumori già in stato avanzato.
Il professor Francesco Cognetti, presidente FOCE (Federazione degli Oncologi, Cardiologi ed Ematologi)
Le terapie, invece, stanno subendo delle battute d’arresto?
Per fortuna solo raramente siamo stati costretti a sospendere i trattamenti medici e chemioterapici sui pazienti oncologici. Oggi questo sta accadendo molto meno rispetto alla prima e seconda ondata.
Cosa chiedete al Governo? Dopo due anni credete sia stato fatto tutto il possibile per mettere i malati oncologici in condizioni di curarsi, nonostante la pandemia?
Riteniamo che non sia stata affrontata adeguatamente la questione degli ospedali, che necessitano di un profondo e radicale potenziamento. Già nel 2019 i dati erano molto inquietanti: in Italia i posti letto ogni 100mila abitanti erano 314 contro una media europea di 500. Sempre due anni fa in terapia intensiva erano disponibili 8,6 posti letto ogni 100mila abitanti, contro i 33 della Germania. Un piccolo aumento con la pandemia c’è stato, ma non è ancora sufficiente. Scarseggiano anche i medici specialisti: in Italia sono 130mila, in Germania e Francia rispettivamente 60mila e 40mila di più. Gli infermieri nel nostro Paese sono 7 ogni mille abitanti, contro gli 11 della Francia e i 13 della Germania. Non parliamo poi dei finanziamenti dedicati alla sanità pubblica rispetto al Pil: noi nel 2019 avevamo l’8,8%, mentre Francia e Germania superano l’11%. Ancora: la spesa sanitaria corrente è di 2.500 euro ad abitante in Italia, in Svizzera è di 5.100 euro e in Germania di 4.800. Questi sono i fatti relativi al 2019, e non è cambiato granché.
L’Italia attingerà ai fondi del Pnrr.
Sì, ma il Pnrr è praticamente tutto dedicato alla medicina territoriale e all’acquisto di qualche importante tecnologia per le strutture sanitarie di ricerca. Per gli ospedali, invece, il Pnrr non dà quasi nessun contributo. Credo che i partiti politici che si sono assunti la responsabilità di non attingere al Mes dovranno prima o poi renderne conto: sarebbe stata un’opportunità da cogliere al volo per migliorare le condizioni degli ospedali italiani, alcuni dei quali sono così obsoleti da non essere in grado neppure di accogliere le nuove tecnologie. Si sta spendendo troppo per ospedali minimi di prossimità, anche se utili, ma mancano fondi per le strutture più importanti. In questo modo non saremo in grado di affrontare le emergenze, anche quelle oncologiche.
In Italia c’è un numero di medici sufficiente?
No, assolutamente. Proponiamo lo stop al numero chiuso alla facoltà di medicina. Si stabilisca un numero programmato su base quinquennale: servono urgentemente specialisti, soprattutto anestesisti rianimatori. Non possiamo andare avanti facendo contratti a tempo determinato agli specializzandi.
Un’ultima domanda: nel nostro Paese ci sono ancora milioni di non vaccinati, e molte di queste persone quando contraggono il Covid finiscono in terapia intensiva. C’è un appello che vuole fare loro?
Gliel’abbiamo detto in tutti i modi. In questa situazione serve un grande senso della responsabilità e attenzione verso la comunità. I No Vax presenti nelle terapie intensive sono oggi la larga maggioranza ed hanno peggiorato una situazione che, come abbiamo visto, era già complicata prima della pandemia. Gli appelli a vaccinarsi si sono sprecati e il più delle volte sono andati a vuoto. Credo si tratti, da parte dei No Vax, di una posizione irragionevole e fortemente irrispettosa per il danno che fanno non solo a loro stessi, ma anche agli altri. I pazienti cardiologici, oncologici ed ematologi in Italia sono 11 milioni, la loro vita non vale meno: se hanno bisogno di un ricovero oggi non hanno risposte adeguate, e la colpa è dei No Vax.
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di Davide Falcioni
www.fanpage.it
2022-01-19 11:17:12 ,