La carta per il futuro secondo la startup innovativa Paff (paper for the future) è a base di bambù. Fa sorridere perché in Oriente la scelta è stata compiuta migliaia di anni fa, mentre in Europa ci ostiniamo ad abbattere alberi persino per i prodotti di largo consumo. Ad esempio si stima che in Italia si seghi l’equivalente di 2,5 milioni di alberi all’anno solo per il fabbisogno di carta igienica; il 75/80% della produzione poi si fa ancora praticamente con cellulosa vergine.
“Sì, 4mila alberi al giorno: una parte generata dal disboscamento, un’altra dall’abbattimento di alberi appositamente coltivati per lo scopo e l’ultima proveniente da scarti di lavorazione. Come se non bastasse la maggior parte degli alberi proviene dal Sud America e poi lavorata qui”, spiega Claudio Basilico, co-inventore della startup di Saronno.
Paff aspira a creare una filiera europea del bambù, ma per ora si limita a vendere carta igienica e fazzolettini di carta realizzati con questa particolare cellulosa. “Il vantaggio del bambù è che consente di realizzare un prodotto simile alla carta premium, la pianta cresce molto più velocemente di un comune albero e contemporaneamente è in grado di catturare più CO2“, sottolinea Basilico. In effetti la carta igienica risulta morbida, ipoallergenica, antibatterica e con un colore analogo a quella tradizionale. Un altro pianeta rispetto a quella a base di carta riciclata – che comunque recentemente grazie a diverse imprese sta notevolmente migliorando sotto il profilo qualitativo.
Un consumatore in un test alla cieca rileverebbe solo qualità positive. E infatti i tre fondatori, appunto gli ingegneri Basilico, Pietro Pogliani e Gael Raymond Guédon, sono partiti con un modello di business solido che punta al segmento consumer di fascia alta e quello alberghiero o b2b in genere. “I nostri rotoli costano circa il 20% in più rispetto a un tradizionale, ma con l’inflazione galoppante la distanza si sta riducendo. Si parla di poco meno di 50 euro per 48 rotoli. I nostri prodotti li vendiamo soprattutto tramite il nostro sito e Amazon, stiamo dialogando con le piattaforme di spesa online Cortilia e Macai, e stiamo siglando accordi con diversi distributori”, puntualizza Basilico.
Attualmente Paff importa i prodotti finiti da un partner orientale, ma i piani a medio termine prevedono due fasi. La prima è quella di importare semi-lavorati, quindi di fatto grandi bobine di carta e poi procedere in Italia al taglio. La seconda è quella di acquistare da fornitori comunitari certificati il bambù oppure coltivarlo direttamente (ci vogliono almeno 5 anni), mettere in gioco le cartiere nazionali – che oggi non sono attrezzate per questo tipo di lavorazione, e poi occuparsi del taglio e confezione del prodotto. “Oggi una filiera tutta italiana non è possibile, ma spero possa concretizzarsi un giorno”, ammette l’ingegner Basilico.
Perché il bambù è più sostenibile?
Prima di tutto il bambù non è un albero ma un vegetale che è scambiato per legno solo perché fibroso ed elastico. In secondo luogo ci sono 1575 specie conosciute di bambù che si dividono in erbacee e legnose, ma comunque assorbono fino a 20 volte in più di CO2 rispetto alle altre piante, alberi compresi. E infine alcune specie sono in grado di crescere fino a un metro al giorno, “ciò vuol dire che potenzialmente il ciclo di consumo e quasi in pari con quello di crescita”, spiega Basilico.
Se considerano tutte queste qualità è chiaro che il bambù è la soluzione al problema dei 133 milioni di alberi abbattuti nel mondo ogni giorno per produrre carta igienica. Paff nasce quindi per “convogliare abitudini di consumo inconsapevoli in uno sforzo collettivo consapevole diretto a preservare e ripristinare risorse naturali preziose quali foreste ed ecosistemi di biodiversità”.
Non a caso la startup ha siglato anche diversi accordi di collaborazione con realtà non-profit come ZeroCO2 e Green Future Project per assicurare che ogni 200 rotoli venduti venga piantato un albero. La diretta conseguenza è si genera così anche un credito positivo ambientale. Da ricordare che la carta di bambù poi può essere riciclata con quella normale.
“Nel mondo anglosassone e in Australia esistono già alcune realtà che promuovono un modello di vendita simile al nostro e che di fatto hanno validato questo approccio”, dice Pietro Pogliani. “La carta igienica è spesso considerata un argomento tabù; vogliamo sfatare questo mito e renderla un oggetto di arredo, che porti una nota di divertimento nelle case dei consumatori aiutando allo stesso tempo il Pianeta. Crediamo in una sostenibilità a 360 gradi: ambientale, sociale, economica. Quando il linguaggio della sostenibilità diventa il veicolo di comunicazione delle imprese sono tutti a vincere: l’ambiente, la società e l’impresa stessa”.
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[email protected] (Redazione di Green and Blue) , 2022-12-10 07:00:51 ,
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Il post dal titolo: Paff, la carta igienica del futuro è di fibra di bambù scitto da [email protected] (Redazione di Green and Blue) il 2022-12-10 07:00:51 , è apparso sul quotidiano online Repubblica.it > Green and blue