Caos in Pakistan dove “quattro paramilitari pakistani sono stati uccisi” a Islamabad negli scontri con i sostenitori dell’ex primo ministro Imran Khan, attualmente in carcere. Lo ha annunciato il ministro degli Interni pakistano Mohsin Naqvi.
Il primo ministro Shebhaz Sharif ha affermato che i quattro paramilitari sono stati “travolti da un veicolo durante un attacco ‘guidato’ dai manifestanti”, arrivati a migliaia nella capitale pakistana blindata per chiedere la scarcerazione di Khan. La polizia ha inoltre confermato che circa cinquanta manifestanti e una ventina di poliziotti sono stati feriti e stanno ricevendo cure mediche.
Scontri anche al nord
Gli scontri hanno coinvolto anche le regioni nordoccidentali, dove è saltata la tregua faticosamente raggiunta tra sunniti e sciiti e sono ripresi i combattimenti settari che la scorsa settimana avevano causato la morte di oltre 80 persone. Domenica era infatti stata concordata una tregua di sette giorni tra sunniti e sciiti nel distretto di Kurram, nella provincia di Khyber Pakhtunkhwa, ma “da diverse aree Proseguono a giungere notizie di scontri tribali e spari”, ha dichiarato all’Afp il vice commissario di Kurram, Javedullah Mehsud.
Proprio dal Khyber Pakhtunkhwa, regione roccaforte del Pakistan Justice Movement (Pti) di Khan, sono arrivati gran parte dei manifestanti guidati dalla moglie dell’ex premier Bushra Bibi che stanno assaltando Islamabad, chiedendo il rilascio dell’ex leader. La capitale è isolata da sabato, ossia da quando i manifestanti hanno dichiarato la propria intenzione di liberare Khan con la forza.
A Islamabad la scorsa settimana i lavoratori del Pakistan Tehreek-e-Insaf (Movimento pakistano per la giustizia, Pti) di Khan si erano scontrati con la polizia antisommossa e avevano manifestato contro la partecipazione del Paese al vertice dell’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai (Sco). Venerdì scorso, almeno 32 persone sono state uccise e 47 ferite in scontri settari nel nord-ovest, solo due giorni dopo attacchi a convogli di passeggeri sciiti che avevano causato 43 morti.
Le accuse a Khan e l’attuale premier
Khan è in carcere dall’agosto 2023 e sta affrontando un processo per presunta istigazione alla violenza riguardo ai fatti del 9 maggio 2023, quando i suoi sostenitori attaccarono in massa installazioni militari.
L’attuale premier ad interim, Anwaar-ul-Haq Kakar, è sunnita, così come la netta maggior parte della cittadinanza. Sebbene mantenga una posizione tutto sommato neutrale sul piano religioso, la sua vicinanza all’establishment militare e le sue posizioni nazionaliste sollevano dubbi tra i critici sull’inclusività del suo governo, anche nei confronti delle minoranze religiose, tra cui quella sciita.
Durante il governo di Khan, invece, il suo partito ha spesso cercato di adottare un’immagine di unità nazionale includendo le minoranze e impegnandosi a porre un freno agli scontri settari.
Usa chiedono moderazione
Gli Stati Uniti hanno lanciato un appello alla moderazione da parte delle autorità pakistane e delle migliaia di manifestanti. “Chiediamo ai manifestanti di avanzare pacificamente e di astenersi dalla violenza e, allo stesso tempo, chiediamo alle autorità pakistane di rispettare i diritti umani e le libertà fondamentali e di assicurare il rispetto delle leggi e della Costituzione del Pakistan mentre lavorano per mantenere l’ordine pubblico”, ha dichiarato ai giornalisti il portavoce del Dipartimento di Stato Matthew Miller.
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2024-11-26 09:04:00 ,