Paolo Ruffini si racconta al Giffoni Film Festival – Campania

https://www.ansa.it/sito/img/ico/ansa-700×366-precomposed.png


La presentazione in anteprima del film Ragazzaccio


(ANSA) – GIFFONI VALLE PIANA, 24 LUG – Parla di amore, dei
social, del disagio giovanile, dell’importanza della riscoperta
dei sentimenti: un Paolo Ruffini senza filtri che si racconta
tramite i suoi ultimi lavori in bilico tra commedie e film
drammatici.
   
Questo pomeriggio è stato presentato in anteprima al Giffoni
Film festival Ragazzaccio, il nuovo film di Ruffini. Una
produzione Vera Film, in collaborazione con Minerva Pictures,
oltre che con lo stesso Ruffini insieme a Nicola Nocella, Simone
Valenza, Santo Versace e Gianluca Curti. A presentare il film ai
juror: Massimo Ghini, Sabrina Impacciatore, Alessandro Bisegna,
Jenny De Nucci, insieme allo stesso Ruffini.
   
“Questo film – racconta Ruffini – non è una commedia, ma è un
film drammatico. E’ un romanzo di formazione di un ragazzo che
vive in una famiglia con genitori distratti, di provincia.
   
Questo sedicenne è sfigato perché si innamora nel momento meno
opportuno per innamorarsi, ovvero durante il lockdown, quando i
telegiornali dicono che potrebbe prendere una malattia che a lui
non fa nulla ma potrebbe attaccarla ai suoi genitori o i suoi
nonni e potrebbero morire. Cosa potrebbe fare questo ragazzo in
questo momento storico? Il film è la risposta a questa domanda.
   
Non pensavo che il mio film fosse una delle poche pellicole che
parlasse di Covid, visto che in Italia c’era una proliferazione
straordinaria di film. Questa cosa mi ha stupito molto. Mi fa
piacere pensare che attraverso gli occhi di Mattia si possa dire
qualcosa di interessante perché sono gli occhi di un ragazzo
romantico e giovane. Lui alla fine dice: “La cosa più contagiosa
al mondo non è un virus ma l’amore””.
   
Mattia è un adolescente, insofferente alle regole. È uno di
quelli che vengono regolarmente sbattuti fuori dalla classe. È
arrabbiato con i suoi genitori e forse col mondo intero. E’
quello che comunemente si direbbe un “bullo”. Frequenta il liceo
classico e nella sua mente l’incubo della bocciatura è più
pesante dell’incubo del Covid-19. Nel silenzio ansiogeno della
quarantena, Mattia trascorre le giornate chiuso nella sua
stanza, tra una video lezione e uno scherzo di pessimo gusto con
i suoi compagni in Dad. In questa situazione, però, scopre
l’amore. (ANSA).
   

RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA