Dopo l’estate più torrida registrata in Italia nel corso della quale le acque del fiume Po hanno segnato livelli da allarme idrico, il tema dei cambiamenti climatici entra, finalmente, con forza nell’immaginario del cinema nazionale. E lo fa con uno dei suoi autori più attenti, Paolo Virzì e con il film nelle sale da oggi, “Siccità”, destinato ad alimentare il dibattito sui temi dell’ecologia e sul nostro rapporto con la natura.
“Quando abbiamo pensato al film – spiega Virzì che ha sottoscritto la petizione rilanciata da Green&Blue per chiedere alla politica che ascolti gli scienziati sul clima – e abbiamo ambientato la storia in una Roma dove non piove da tre anni, eravamo convinti di lavorare intorno ad una situazione abbastanza improbabile. Le prime righe della sceneggiatura sono state scritte mentre eravamo in abitazione bloccati dal lockdown imposto per la pandemia. Con gli altri sceneggiatori ci interrogavamo sul senso del nostro mestiere e sentivamo che un grande punto interrogativo si era posizionato sulle nostre vite. E per questo eravamo interessati a raccontare quello che stava accadendo, anche in termini ambientali, attraverso un dispositivo metaforico sulla realtà che era stata riformulata dal Covid. Abbiamo partorito una visione che poteva suonare come fantascientifica e invece ci siamo accorti che stavamo ragionando, in realtà, sull’attualità. Abbiamo immaginato che fosse un’ottima occasione per riflettere su noi, su come reagiamo di fronte all’emergenza ambientale”.
‘Siccità’, il nuovo film di Paolo Virzì alla fine dell’estate più calda di sempre
Perché l’emergenza ambientale riguarda tutti?
“Ci interessava raccontare qualcosa che non fosse il destino di un unico personaggio ma di tutta la società. Il benessere dell’uomo, la salute e la cura dell’ambiente, l’attenzione alle sorti del pianeta sono profondamente legati tra loro. Il Covid e la crisi climatica hanno dato una sberla alle narrazioni politiche sovraniste che proprio in queste situazioni dimostrano la loro debolezza. Anche se oggi sembra che ce ne stiamo già dimenticando. Sono meravigliato perché il tema dovrebbe essere in cima alle nostre preoccupazioni. Soprattutto quando assistiamo alle devastazioni che sono accadute nelle Marche, o ricordiamo gli incendi a catena che hanno caratterizzato l’estate. Ho cercato di raccontare noi, il mondo e, forse, il domani”.
Durante la lavorazione, in considerazione del tema che trattavate, ci sono stati momenti di confronto con gli attori e la troupe?
“Certamente. Venivamo da un periodo di isolamento dettato dalla pandemia e quindi il livello di sensibilità alla tematica ambientale era molto alto. Era condivisa la sensazione che fosse un’occasione importante per riflettere sulla nostra umanità e sulle conseguenze dell’emergenza climatica nella nostra vita. Abbiamo seguito un protocollo ambientale di lavorazione. E credo che questo debba essere il nuovo modo di realizzare film in futuro”.
Nel film disegna una società a doppia velocità. Divisa tra ricchi e poveri nei comportamenti e nelle opportunità circa l’uso dell’acqua. Crede che l’emergenza climatica acuirà le differenze sociali?
“Il tema dei ricchi e dei poveri, dei conflitti sociali è una costante già nella letteratura dell’Ottocento. Oggi dobbiamo solo declinarla rispetto al mondo contemporaneo. Quello che dobbiamo domandarci, però, è anche perché la rabbia sociale, durante la pandemia erano i no mask e i no-vax, invece di riconoscersi in un sistema progressista, sembri trovare sbocco in una tonalità sempre più reazionaria della realtà”.
Nel film l’acqua viene razionata. Ritiene che le democrazie attuali, indebolite da una crisi sistemica, siano in grado di gestire l’emergenza ambientale? Possono garantire i processi cooperativi necessari?
“È un tema molto complesso. Quello che sta accadendo nel mondo ci dovrebbe allarmare. La democrazia, che come diceva Churchill è un pessimo sistema ma è il migliore che conosciamo, deve proteggersi. Deve avere strumenti nuovi anche per difendersi da una comunicazione molto spesso infestata da fake news pericolose. Oggi è facile cavalcare le paure diffuse e creare ancora più malessere e ingovernabilità. Servono nuovi anticorpi”.
Paolo Virzì a Venezia 79 con ‘Siccità’. Mastandrea e Fanelli: “Sarà una festa in sala”
In “Siccità” convivono un tocco ironico, quasi di satira di costume, e toni drammatici. Rispetto all’emergenza ambientale si sente più eco-pessimista o eco-ottimista?
“Entrambi. Lo confesso, dipende dalle situazioni. Sento sulla pelle la forza dell’emergenza che stiamo vivendo e soffro il fatto che non ci sia una rappresentanza politica adeguata su questi temi. Mi dà conforto, e per questo sono ottimista, invece, tutto l’attivismo giovanile. È una generazione che è nata con una consapevolezza che a noi adulti, per lo più, manca”.
Lei ha tre figli. Sono critici verso le generazioni adulte?
“Sono sicuramente molto attenti. I miei figli, anche la più piccola che ha 9 anni, sono cresciuti con la certezza di come tutto sia collegato e non metterebbero mai in discussione la centralità del nostro rapporto con l’ambiente. Questo mi fa pensare che forse siamo destinati ad un mondo migliore grazie alla sensibilità delle nuove generazioni”.
Source link
[email protected] (Redazione di Green and Blue) , 2022-09-29 01:00:33 ,
www.repubblica.it
[email protected] (Redazione di Green and Blue) , 2022-09-29 01:00:33 ,
Il post dal titolo: Paolo Virzì: “Il mio film ‘Siccità’ è eco-pessimista ma i giovani ci salveranno” scitto da [email protected] (Redazione di Green and Blue) il 2022-09-29 01:00:33 , è apparso sul quotidiano online Repubblica.it > Green and blue