“Il Papa, anche solo donando a Zelensky il ramoscello di ulivo ha voluto dirgli di trattenere gli ardori bellici”. Padre Stefano Caprio, grande esperto di Russia, dove è stato missionario a cavallo degli anni tra Yeltsin e Putin docente al Pontificio Istituto Orientale, con l’Adnkronos riflette sul faccia a faccia tra il presidente ucraino e il Papa. Quaranta minuti di colloquio nei quali si è registrata convergenza sugli aiuti umanitari. “E’ già andata bene che non ci siano stati fraintendimenti.- osserva padre Caprio -. Non c’è stato nessun eccesso”.
Zelensky, al termine dell’incontro, ha detto di avere chiesto al Papa di condannare gli atti criminali della Russia. “Questo era il minimo – dice don Caprio -. Zelensky, piuttosto, deve stare attento ai radicalismi politici in Ucraina. Discorso che vale anche per Putin. Il prossimo anno hanno le elezioni. In Ucraina eleggerebbe volentieri uno dei generali al posto di Zelensky. In quel caso ci sarebbe poco da dialogare”.
Il Papa e Zelensky, come ha sottolineato il Vaticano, hanno trovato un terreno d’intesa sull’impegno umanitario della Santa Sede a riportare a dimora i bambini ucraini deportati in Russia. La pace resta una strada in salita. “Quel che contava – dice padre Caprio – era più il contesto: accettare Zelensky dentro l’incontro con gli italiani, che già era pieno di contenuti favorevoli dell’Ucraina, lanciare questo segnale di pace e fare vedere che il Papa sostiene l’Ucraina ma che vuole tenere presente le ragioni di tutti”.
Padre Caprio sottolinea che “non a caso ieri si è visto il Papa con la Meloni fare un discorso sulla famiglia tradizionale: Putin e Kirill sarebbero andati anche loro volentieri. Sarà un caso, ma il giorno precedente l’incontro con Zelensky”, il Papa ha fatto “qualcosa che piace a Putin. A mio avviso è un modo per dire: siamo sostenitori dell’Ucraina martoriata però capiamo molte delle ragioni dei russi”.
Il tema della pace resta ad ogni modo tutto in salita. “Parliamo di territori nei quali ci si fa la guerra da anni. Quel che conta – sottolinea il grande esperto di Russia- è smettere con la violenza e le armi e cercare il dialogo, comunque sia”. Secondo padre Caprio, l’incontro tra il Papa e Zelensky è “un anello dentro un insieme di approcci che vogliono spingere almeno ad un cessate il fuoco per iniziare un dialogo. Credo non sia più di questo. Appena smettono di sparare, si può programmare il viaggio del Papa a Mosca e a Kiev. Finché sparano, non se ne fa nulla. Il Papa sa bene che non deve prendere posizione a livello di tattiche militari ma in fondo nemmeno nelle diatribe storico- territoriali tra Russia e Ucraina. Deve volere bene a tutti e due e tenere contatti con tutti”.
Sul terreno d’intesa comune sul fronte umanitario, padre Stefano Caprio fa notare che “anche dopo l’incontro del Papa con Kirill a Cuba si è registrato il grande impegno tra cattolici e ortodossi per i profughi. Un ampio programma in aiuti per i profughi, i bambini, e lo scambio di prigionieri”.
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2023-05-13 18:59:54 ,