A partire da oggi 3 maggio sarà possibile accedere all’account di Google anche senza password grazie alla tecnologia passkey che può sostituire non solo la classica parola chiave segreta spesso non abbastanza complessa, ma anche l’autenticazione a doppio fattore che può risultare macchinosa e poco confortevole per molti utenti. Seguendo il primo annuncio dello scorso ottobre, Google ufficializza così lo step successivo nella protezione della propria utenza con una combinazione tra due chiavi di sicurezza che si poggiano soprattutto sul dispositivo personale principale, dunque in generale lo smartphone, ma anche tablet o computer.
Una delle due chiavi sarà associata al servizio/sito/app e sarà dunque esterna, mentre l’altra sarà scelta dall’utente tra un pin locale o un riconoscimento biometrico. La comodità e immediatezza della password e la doppia barriera di protezione dell’autenticazione a doppio fattore: la tecnologia passkey prende il meglio dai due mondi e non è un caso che tutti i colossi della tecnologia come appunto Google, assieme a Apple e Microsoft siano pronti alla transizione. Vale la pena sottolineare come sarà possibile accedere all’utenza anche da dispositivi di uno stesso ecosistema, per esempio salvando una passkey su iPhone, questa sarà disponibile sui Mac collegati al medesimo account iCloud. Le due chiavi si generano una volta soltanto, successivamente, quando si vorrà accedere a Google apparirà una finestrella che richiederà di immettere il pin locale oppure utilizzare il riconoscimento biometrico da associare alla passkey già preparata dal dispositivo.
Sarà anche possibile utilizzare temporaneamente un dispositivo esterno per un accesso singolo, in questo caso sul nuovo device si seleziona la voce “usa passkey da un altro dispositivo” per abilitare il login, approvando poi dal proprio dispositivo principale. E se si perde lo smartphone con salvate tutte le chiavi dispositivo? Si potranno cancellare da remoto accedendo alle impostazioni, per questo motivo è bene non limitarsi a un unico device ma pensare da subito a un’opzione secondaria per facilitare l’eventuale processo di recupero.
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di Diego Barbera www.wired.it 2023-05-03 15:13:18 ,