Patrick Zaki non dovrà trascorrere un altro anno e due mesi in carcere in Egitto. Il presidente autoritario del paese, Abdel Fattah al-Sisi gli ha concesso la grazia. Una mossa che salva altre sofferenze a Zaki e alla sua famiglia, nonostante risulti ampiamente in ritardo visti i 22 mesi già trascorsi in prigionia dal giovane.
La scarcerazione è merito diretto del Comitato per la grazia egiziano, che ha inoltrato la domanda appena i giudici hanno pronunciato la sentenza per condannare Zaki a 3 anni di carcere. L’annuncio della buona notizia, riporta Ansa, è stato dato su Facebook da uno dei membri del Comitato, Mohamad Abdelaziz.
Si chiude così la vicenda del neolaureato all’università di Bologna, che da 3 anni aveva sconvolto l’Italia, dove la ferita ancora aperta dell’omicidio di Giulio Regeni da parte delle forze di sicurezza egiziane aveva fatto temere il peggio per il ragazzo. Ma anche con la grazia, resta il rimorso per i quasi due anni già trascorsi in carcere da Zaki, senza che l’Italia sia riuscita a fare qualcosa per lui prima.
Le accuse mosse contro Zaki sono sempre state un castello di carta, costruite per intimorire e bloccare le attività in difesa dei diritti umani del giovane. Lo sapevano i giudici del tribunale di Mansura e, evidentemente, lo sapeva anche al-Sisi, che infatti ha deciso di graziare Zaki, nemmeno 24 ore dopo la sentenza.
Assieme a quella per Zaki è arrivata anche la grazia per Mohamed al-Baqer, l’avvocato di Alaa Abdel Fattah, probabilmente il più noto prigioniero politico egiziano, informatico e anche lui attivista per i diritti umani
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di Kevin Carboni www.wired.it 2023-07-19 16:30:02 ,