Author: Francesco Verderami
Data : 2022-12-03 20:39:40
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In vista del congresso e delle primarie del Partito democratico tra riformisti e radicali toni da scissione
Il primo compito che toccher al futuro segretario del Pd non sar riuscire a competere con il centrodestra ma tenere unita la sinistra. Pi che una missione sembra un’impresa. Quasi fossero stati colpiti da un sortilegio oscuro, coloro che volevano democratizzare il M5S si stanno grillinizzando. Anzitutto negli atteggiamenti. I democratici di oggi somigliano infatti ai Cinque Stelle di ieri, quelli di Conte e Di Maio, che erano privi di una linea comune, rissosi e in procinto di dividersi. Ogni dichiarazione, ogni passaggio politico nel Pd d la percezione di un’imminente scissione tra chi propone un rilancio del riformismo e chi spera di riaccendere la scintilla della Rivoluzione d’ottobre. Perfino il dibattito sulla riscrittura del Manifesto costituente del partito viene drammatizzato, tanto da far vedere a Parisi — l’inventore dell’Ulivo — una riedizione del congresso di Livorno, dove nel 1921 si celebr il divorzio tra socialisti e comunisti.
Il problema del Pd non sono n il calo nei sondaggi n la competizione per la segreteria: sono i toni della dialettica interna. Il modo in cui Provenzano irride i sedicenti riformisti che d’ora in poi meglio chiamare conservatori, fa capire che d’ora in poi si proceder con l’antica liturgia della scomunica e della delegittimazione. E quando il sindaco di Bergamo Gori dice che sarebbe pronto a lasciare il Pd se vincesse Schlein, preannuncia che non si assoggetter al patto di cui si parla al Nazareno: l’accordo tra Prodi, Letta, Franceschini e un pezzo di sinistra interna, per mettere definitivamente ai margini gli ex renziani e prepararsi a un’intesa con Conte.
Raccontano che Guerini stia insistendo con i compagni che sono stanchi di essere marchiati con la lettera scarlatta. vero, poco prima delle elezioni aveva spiegato che se il Pd dovesse scendere sotto il 20% sarebbe condannato, ma in queste ore chiede di lavorare per l’unit: Certo bisogna capire se si vuole ricostruire il partito o dare vita alla Quinta Internazionale…. Perch i segnali ostili sono chiari. A partire dal discorso pronunciato da Speranza durante i lavori della Costituente, con quell’indice puntato contro il Manifesto neo liberista del Pd (a cui peraltro contribu nella stesura anche Mattarella). L’idea degli scissionisti di Articolo 1 — spiega un dirigente dem — non rientrare nel partito abbandonato negli anni del renzismo: Loro non vogliono rimettersi con noi. Loro vogliono provare il colpaccio: spaccare cio il Pd e poi coalizzarsi con il M5S, secondo il disegno di D’Alema.
Ecco il clima di sospetto, che d’altronde aleggiava da tempo. E le forzature ideologiche operate sul profilo del partito, non fanno che rafforzare la tesi di chi teme una mutazione genetica: perch una forza nata con la vocazione maggioritaria cos diventa un’altra cosa. Anche se il processo era gi in atto, visto che da tempo nelle dichiarazioni dei suoi dirigenti, il Pd non veniva pi definito di centrosinistra. Lo stesso segretario, per tutta la campagna elettorale, in ogni dichiarazione ha usato solo il termine sinistra. Come se il partito fondato da due anime ne avesse smarrita una per strada. Ecco perch a prescindere da chi subentrer a Letta — Bonaccini, De Micheli, Ricci, Schlein — sar un’impresa recuperare l’unit se non c’ una visione comune sulla identit. Perci il Pd di oggi sembra il Movimento di ieri. Quello di Conte e Di Maio. Prima della scissione.
2 dicembre 2022 (modifica il 3 dicembre 2022 | 21:39)
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