l’intervista
Mezzogiorno, 1 ottobre 2022 – 09:48
La scienziata, candidata con il Pd e non eletta a Bari, non si inserisce nelle polemiche interne al suo partito: «Nessuna donna eletta nel centrosinistra pugliese, la questione va affrontata seriamente»
di Francesco Strippoli
Professoressa, che pensa?
«È un problema il fatto che in Puglia non sia stata eletta nessuna donna del centrosinistra: è una questione che va affrontata con una strategia di partito e, diciamo così, di sistema. Ma il problema è più ampio delle candidature».
«Provi a guardare la foto degli otto scienziati che hanno portato al presidente Mattarella il documento con le loro preoccupazioni per il clima: sono tutti uomini. La nostra società dovrebbe maturare una consapevolezza al riguardo: se in un consesso ci guardiamo attorno e vediamo solo uomini, dobbiamo porci il problema di aver sbagliato qualcosa».
Assegnare una candidatura “sicura” può essere il rimedio?
«La scarsa presenza delle donne nelle posizioni apicali in politica è un problema. E va soppesato anche in chiave statistica: di quante donne si parla e su quali campioni. Quando però si entra in un caso specifico, vanno considerate le variabili che possono aver influenzato quel singolo caso. E io non vorrei parlarne».
Insomma lei non parla della sua vicenda. Ma, in linea generale, ritiene giusto correggere, con rimedi esterni, la scarsa presenza femminile?
«Si chiamano quote di genere e le ho sempre difese. Anche scontrandomi con altre donne che le considerano uno svilimento del merito. Le quote di genere sono indispensabili come fattore correttivo per un problema ancestrale che va risolto».
Se le proponessero nuovamente di candidarsi, chiederebbe di essere schierata in un posto «sicuro»?
«Trovo che questa legge elettorale sia terribile. Il fatto che ci siano posizioni ”sicure” è una contraddizione in termini. Vuole dire che l’elettore non ha possibilità di scegliere. Io ne respingo totalmente la filosofia: essere “sicuri” non è una condizione ottimale».
«Faccio un esempio. Tante volte con l’università ho partecipato a bandi per ottenere finanziamenti europei. Tante volte mi è capitato di impegnarmi molto e tuttavia vedere bocciato il progetto. Altre volte ho vinto. Ebbene, la bocciatura è importante. Perché solo se so di giocarmi qualcosa, darò il mio meglio e cercherò di offrire il servizio migliore possibile. Il sistema meritocratico si basa su una sfida reale. Mi lasci dire: chi perde veramente è colui che non si mette in gioco».
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1 ottobre 2022 | 09:48
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