Nuove regole rafforzate contro gli abusi nella Chiesa e l’insabbiamento delle loro denunce. Ora anche i laici a capo di “associazioni internazionali”, oltre ai vescovi e ai superiori religiosi, dovranno rendere conto del loro operato con la Santa Sede e potranno subire sanzioni se sarà dimostrata la “negligenza”, ossia se non avranno dato seguito alle segnalazioni.
Dopo quasi quattro anni di sperimentazione, papa Francesco ha promulgato definitivamente, oggi, le procedure per prevenire e contrastare i “crimini di abuso sessuale”, pubblicando una nuova versione del motu proprio “Vos estis lux mundi” (dal latino: voi siete la luce del mondo) che entra in vigore il 30 aprile e abroga il precedente del maggio 2019. Si trattava di una normativa scaturita dal vertice voluto dal Papa in Vaticano dal 21 al 24 febbraio del 2019 con i presidenti delle Conferenze episcopali di tutto il mondo.
Le norme estese ai laici
“Il provvedimento”, spiega a Repubblica mons. Filippo Iannone, prefetto del dicastero per i Testi legislativi, “non introduce né nuovi delitti né cambia il diritto processuale, stabilisce delle procedure da seguire nel caso che i delitti che il diritto penale canonico sanziona siano commessi da determinati soggetti che ricoprono ruoli apicali: nel testo del 2019 c’erano i vescovi e i superiori generali di alcuni istituti religiosi, oggi a questi sono aggiunti i responsabili di alcune associazioni clericlali e i responsabili laici delle associazioni laicali internazionali riconosciute dalla Chiesa”.
Sono oltre cento, nel repertorio online del dicastero per Laici, Famiglia e Vita, le associazioni internazionali di fedeli. In Italia le più note sono la fraternità di Comunione e liberazione, il movimento dei Focolari, il cammino Neocatecumenale, la comunità di Sant’Egidio, comunità Papa Giovanni XXIII, le Comunità di vita cristiana legate ai gesuiti, i Cooperatori dell’Opus Dei ma sono numerose anche all’estero, dai Foyers de Charité francesi al movimento apostolico tedesco di Schoenstatt agli Scout d’Europa. Realtà nei cui confronti il Papa, alcuni anni fa, era intervenuto su tutt’altra materia, quella del rinnovo degli organismi dirigenti, imponendo un limite di due mandati ai ruoli apicali e un maggior coinvolgimento democratico nella loro elezione.
Il nodo dell’insabbiamento
Il documento, sottolinea Vatican News, comprende non soltanto le molestie e le violenze sui minori e sugli adulti vulnerabili, ma riguarda anche la violenza sessuale e le molestie conseguenti all’abuso di autorità. Questo obbligo include dunque anche qualsiasi caso di violenza sulle religiose da parte di chierici, come pure il caso delle molestie a seminaristi o novizi maggiorenni.
Ma i delitti ai quali il motu proprio fa riferimento sono due: “Il vescovo”, spiega l’arcivescovo Iannone, “può essere sia autore di un abuso sessuale o può essere autore del delitto che per intenderci potremmo chiamare di “insabbiamento”: il testo parla di “interferenza con azioni od omissioni nello svolgimento delle indagini”: un vescovo può essere irreprensibile personalmente, però essere intervenuto, o non è intervenuto, nel dar seguito a segnalazioni nei confronti di terzi. Questo oggi – sottolinea mons. Iannone – vale anche per un superiore di un’associazione”.
Vescovi dimissionari
Se i dati esatti non sono pubblici, negli anni scorsi la nuova normativa voluta da papa Francesco ha però già portato alle dimissioni di alcuni vescovi.
Il meccanismo, in realtà, scaturisce dal combinato disposto della “Vos estis lux mundi” e di un precedente motu proprio, approvato da Jorge Mario Bergoglio a giugno 2016, “Come una madre amorevole”, che, recependo la proposta di introdurre nell’ordinamento giudiziario ecclesiastico la fattispecie di reato dell’abuso d’ufficio episcopale, stabiliva che tra le “cause gravi” che il Diritto Canonico già prevede per la rimozione di un vescovo andava inclusa anche la negligenza rispetto ai casi di pedofilia.
Sebbene le indagini possano prolungarsi, nel corso del tempo già alcuni casi sono giunti a maturazione. La nunziatura apostolica in Polonia, in particolare, negli anni passati ha reso noto che quattro vescovi si sono dimessi per insabbiamento delle denunce (Slawoj Leszek Glodz di Danzica, Edward Janiak di Kalisz, Zbigniew Kiernikowski di Legnica, Wiktor Skworc di Tarnow) e altri due, già in pensione, sono stati sanzionati (Stanislaw Napierala e Tadeusz Rakoczy). Negli Stati Uniti, la diocesi di Crookston rese noto nel 2021 che “dopo un’estesa indagine, il Santo Padre, Papa Francesco, ha chiesto, ed accettato, che il vescovo Michael Hoeppner rassegnasse le sue dimissioni dal governo pastorale della diocesi”.
Non è però noto il numero esatto di vescovi dimissionari per insabbiamento: sia perché quando il Papa accetta la rinuncia di un ordinario alla guida pastorale di una diocesi per motivi altri dal raggiunto limite di età ufficialmente non viene fornita la ragione; sia perché alcuni vescovi possono aver ritenuto opportuno di rassegnare le dimissioni prima ancora che si aprisse una procedura in forza della nuova normativa; sia perché i dati non vengono raccolti in un unico ufficio, dato che nella Santa Sede sono tre i dicasteri che possono occuparsene: oltre al dicastero dei Vescovi, il dicastero per le Chiese orientali, per i vescovi di rito orientale, e “Propaganda fide” per le Chiese in terre di missione.
Secondo il sito statunitense BishopAccountability.org, al 15 marzo scorso sono 40, in tutto, i vescovi che, in tutto il mondo, sono stati sottoposti a indagini in forza di “Vos Estis Lux Mundi”: 18 per abusi sessuali di cui essi stessi sono stati accusati (il più noto, è l’ex vescovo di Timor Est, nonché premio Nobel, Carlos Belo), e 22 per insabbiamento di denunce – tra di essi, assolto, l’ex segretario particolare di Giovanni Paolo II, il cardinale Stanislaw Dziwisz – di cui 12 risultati colpevoli e perciò sanzionati.
Adulti non vulnerabili
Molte delle modifiche del nuovo motu proprio sono state introdotte per armonizzare il testo delle procedure contro gli abusi con le altre riforme normative introdotte dal 2019 ad oggi da papa Francesco, in particolare con la revisione del motu proprio “Sacramentorum sanctitatis tutela” (norme emendate nel 2021), con le modifiche al Libro VI del Codice di Diritto Canonico (riforma del 2021) e con la nuova Costituzione sulla Curia Romana, “Praedicate Evangelium” (promulgata nel 2022).
Significativo, in particolare, il concetto di adulto “vulnerabile”, già introdotto nella prima versione del motu proprio. Se, però, prima si parlava di “atti sessuali con un minore o con una persona vulnerabile” ora si parla di “delitto contro il VI comandamento del decalogo commesso con un minore o con persona che abitualmente ha un uso imperfetto della ragione o con un adulto vulnerabile”: linguaggio che ricalca, pur con una livece differenza lessicale, quello usato dal diritto canonico, che dal 2021 parla di delitto “con un minore o con persona che abitualmente ha un uso imperfetto della ragione o con quella alla quale il diritto riconosce pari tutela”. E che tripartisce, per così dire, i morti perché distingue tra delitti di esclusiva competenza del dicastero per la Dottrina della fede (minorenni e disabili mentali) e adulti “vulnerabili” non stabilmente, ma occasionalmente (ad esempio, una religiosa che finisce abusata da un padre spirituale che approfitta di un temporaneo stato di subalternità psicologica), di competenza anche di altri dicasteri, ad esempio il dicastero per gli Istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica.
Il fatto stesso che la normativa approvata nel 2019 da Francesco, e oggetto di svariate critiche, sia stata oggi confermata, ad ogni modo, è la riprova della determinazione della Santa Sede a confermare una politica di responsabilizzazione dei vescovi, dei superiori e, ora, dei responsabili di associazioni laiche. “Bisogna essere chiari”, spiega monsignor Iannone: “Nel 2019, trattandosi di procedure nuove, il Papa ha detto: facciamo un esperimento e vediamo tra tre anni che cosa nella procedura non funziona affinché il testo possa essere bene applicato. Per fare queste modifiche sono state consultate tutte le conferenze episcopali del mondo, che hanno inviato proposte migliorative, ma riguarda alla validità del documento e alla cultura nuova che in materia il documento ha introdotto c’è pieno consenso”.
Molte altre modifiche sono state introdotte per armonizzare il testo delle procedure contro gli abusi con le altre riforme normative introdotte dal 2019 ad oggi, in particolare con la revisione del motu proprio “Sacramentorum sanctitatis tutela” (norme emendate nel 2021); con le modifiche al Libro VI del Codice di Diritto Canonico (riforma del 2021) e con la nuova Costituzione sulla Curia Romana, “Praedicate Evangelium”, promulgata nel 2022.
Gli adulti “vulnerabili”
Tra queste c’è quella che riguarda gli adulti “vulnerabili”. Mentre prima si parlava di “atti sessuali con un minore o con una persona vulnerabile” nella nuova versione si parla di “delitto contro il VI comandamento del decalogo commesso con un minore o con persona che abitualmente ha un uso imperfetto della ragione o con un adulto vulnerabile”. Un’altra modifica riguarda la tutela di chi presenta la segnalazione di un presunto abuso: mentre prima si affermava che a colui che segnala non può essere imposto alcun vincolo di silenzio, ora si aggiunge che questa tutela va estesa, oltre a chi effettua una segnalazione, anche “alla persona che afferma di essere offesa e ai testimoni”.
La presunzione d’innocenza
Rafforzata anche la parte dove si chiede di salvaguardare “la legittima tutela della buona fama e la sfera privata di tutte le persone coinvolte”, nonché la presunzione di innocenza per chi è indagato in attesa che vengano accertate le sue responsabilità.
Nella nuova versione di “Vos estis lux mundi” viene anche specificato che le diocesi e le eparchie devono dotarsi di “organismi e uffici” – nel vecchio testo si parlava più genericamente di “sistemi stabili” – facilmente accessibili al pubblico per ricevere le segnalazioni di abusi. Ed è anche precisato che procedere con l’indagine è compito del vescovo del luogo dove sarebbero avvenuti i fatti denunciati.
Come si ricorderà, le procedure introdotte nel 2019 stabiliscono in modo preciso come comportarsi di fronte alle segnalazioni di casi di abuso e assicurano che vescovi e superiori religiosi – ora anche i laici a capo di associazioni internazionali – rendano conto del loro operato e siano obbligati – con un precetto legale stabilito universalmente – a segnalare abusi dei quali sono venuti a conoscenza. Il documento comprendeva e continua a comprendere non soltanto le molestie e le violenze sui minori e sugli adulti vulnerabili, ma riguarda anche la violenza sessuale e le molestie conseguenti all’abuso di autorità.
Questo obbligo include dunque anche qualsiasi caso di violenza sulle religiose da parte di chierici, come pure il caso delle molestie a seminaristi o novizi maggiorenni.
[email protected] (Redazione Repubblica.it) , 2023-03-25 13:59:36 ,www.repubblica.it