AGI. – “I dati relativi alla variante Omicron necessitano ancora di ulteriori conferme, ma i numeri, seppure ancora esigui, evidenziano una maggiore contagiosità, anche se la malattia non sembra cambiare”. Lo spiega all’AGI Fabrizio Pregliasco, virologo presso l’Università degli studi di Milano e direttore sanitario dell’Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico (IRCCS) Galeazzi di Milano, commentando la diffusione della variante B.1.1.529, a cui è stata assegnata la lettera greca Omicron. Anche Anthony Fauci, immunologo statunitense e consigliere presso la Casa Bianca, ha dichiarato di trovare relativamente incoraggianti i dati preliminari relativi alla variante Omicron, rilevata in almeno 15 Stati americani, e da qualche giorno presente anche in Italia.
“E’ presto per stabilire il quadro completo della situazione – conferma Pregliasco – i numeri suggeriscono una maggiore contagiosità. Sono stati infatti identificati casi di Omicron in moltissime zone in poco tempo. Alcuni esperti ipotizzano una capacità di diffusione almeno due volte superiore rispetto alla variante Delta, ma per adesso non sembra che siano stati segnalati casi di malattia piu’ grave”.
“L’andamento delle varianti selezionate – continua – potrebbe indicare la tendenza del virus ad adattarsi meglio all’ospite. Si tratta di un fenomeno comune a molti agenti patogeni, che evolvono seguendo il meccanismo di selezione darwiniana”.
Per quanto riguarda la possibilità che la variante possa resistere all’immunità, il virologo osserva che sono in corso diversi studi volti a valutare la capacità del sistema immunitario di contrastare il ceppo. “I primi dati indicano che le variazioni e le mutazioni di B.1.1.529 – commenta Pregliasco – si trovano principalmente nella zona della proteina spike associata alla contagiosità del virus e non alla sezione legata al decorso e alla patogenicità. Ad ogni modo la terza dose di vaccino dovrebbe essere in grado di potenziare sufficientemente il sistema immunitario. L’altro elemento incoraggiante è che nel genoma virale sono stati rilevati frammenti di rinovirus, probabilmente a causa di una co-infezione. Anche questo indica la capacità del virus di adattarsi all’ospite, il che è positivo perchè significa una minore probabilità di infezioni gravi”.
“Il messaggio è sempre lo stesso – conclude – dobbiamo mantenere l’attenzione, monitorare la situazione e continuare con le solite misure di prevenzione”.