Il climatologo Giulio Betti: “Se il 2024 supererà il 2023 nonostante l’esaurimento del Niño a metà del prossimo anno potrebbe significare il raggiungimento di un nuovo ‘step’ climatico dal quale difficilmente si potrà tornare indietro”.
Intervista a Giulio Betti
Climatologo presso il Consorzio LaMMA (Laboratorio di Monitoraggio e Modellistica Ambientale) e l’Istituto di Bioeconomia del CNR di Firenze.
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Il 2023 è stato l’anno più caldo della storia, o almeno il più caldo almeno da quando sono iniziate le misurazioni della temperatura media globale, nel 1881. Ma come sarà il 2024? Per effetto del Niño, fenomeno climatico periodico che provoca un forte riscaldamento delle acque superficiali dell’Oceano Pacifico Centro-Meridionale e Orientale, il prossimo anno potrebbe spodestare quello che si sta concludendo dal primato. A spiegarlo il segretario generale dell’Organizzazione meteorologica mondiale (OMM), Petteri Taalas: “L’impatto di El Niño sulla temperatura globale si manifesta in genere nell’anno successivo al suo sviluppo, in questo caso nel 2024. Ma, a seguito delle temperature terrestri e marine record registrate a partire da giugno, il 2023 è ora sulla buona strada per diventare l’anno più caldo mai registrato. E il prossimo anno potrebbe essere ancora più caldo. Ciò è chiaramente e inequivocabilmente dovuto al contributo delle crescenti concentrazioni di gas a effetto serra, che intrappolano il calore, prodotte dalle attività umane”.
Insomma, il prossimo si candida seriamente a diventare l’anno più torrido di sempre a livello globale, con un aumento dei fenomeni estremi in tutto il mondo. Ma cosa accadrà in Europa e in particolare in Italia nei prossimi mesi? Fanpage.it ha interpellato Giulio Betti, meteorologo e climatologo presso il Consorzio LaMMA (Laboratorio di Monitoraggio e Modellistica Ambientale) e l’Istituto di Bioeconomia del CNR di Firenze.
Giulio Betti
Il Segretario Generale dell’Organizzazione meteorologica mondiale (OMM), Petteri Taalas, ha recentemente dichiarato che il 2024 si candida a superare il 2023 come anno più caldo della storia sia a causa delle emissioni di gas serra che del fenomeno del Niño.
Per quanto concerne la temperatura globale sarà influenzata dalla presenza da un episodio di Niño forte che potrebbe risultare tra i più intensi dal 1950. Questo fenomeno ha traghettato le temperature globali verso valori record per il 2023, sebbene a dire il vero fossero di molto superiori alla norma anche prima che il Niño entrasse “in fase”.
Il 2024 potrebbe contendere al 2023 il primato di anno più caldo della serie storica?
Sì, questo potrebbe accadere, ma non è ancora detto che il prossimo anno superi il 2023 perché a partire da giugno/luglio dovrebbero finire le conseguenze del Niño. Questo fenomeno, infatti, non dovrebbe insistere per due anni ma esaurirsi in primavera, introducendo un minimo dubbio rispetto al fatto che il 2024 possa superare le temperature del 2023 a livello globale. Ad ogni modo il concetto è questo: se il 2024 supererà il 2023 nonostante l’esaurimento del Niño a metà del prossimo anno potrebbe significare il raggiungimento di un nuovo “step” climatico dal quale difficilmente si potrà tornare indietro.
Perché?
Di per se il Niño comporta fluttuazioni nell’ordine di uno-due decimi di grado. Ma se questo fenomeno si sovrappone alla forzante principale, ovvero l’intensificazione dell’effetto serra causato dalle emissioni di origine antropica, l’aumento delle temperature diventa ancor più marcato.
Cosa comporta El Nino a livello globale? Aumenteranno gli eventi estremi, come le alluvioni o le ondate di calore?
Quando la temperatura media globale è superiore alla norma il sistema climatico dispone di molta più energia: un contributo viene dato anche dal Niño, quindi dobbiamo aspettarci che gli eventi estremi aumentino di numero e di intensità. Mi riferisco ad esempio a siccità e ondate di calore, come quelle che si verificheranno nei prossimi mesi su parte dell’ Australia, ma anche delle inondazioni in parte dell’America Latina o dei cicloni tropicali nell’Oceano Pacifico. A ciò vanno aggiunte le temperature eccezionalmente miti di questi giorni in Canada e USA settentrionali. In questo quadro il Niño va considerato come benzina sul fuoco: l’incendio divampa già per cause antropiche, ma quel fenomeno aumenterà la violenza delle fiamme.
Il Niño farà sentire i suoi effetti anche sull’Europa?
Sì. Potrebbe allungare la stagione fredda sulla Scandinavia mentre in Europa Centrale e meridionale si alterneranno fasi di clima secco ad altre di clima molto piovoso, con precipitazioni anche abbondanti. Se ne parla molto poco, ma in questi giorni in alcuni Paesi europei assistiamo a piene di fiumi ed inondazioni assolutamente anomale per questo periodo dell’anno. Insomma, gli eventi che abbiamo visto negli ultimi mesi a livello globale ed europeo potrebbero proseguire anche per i prossimi 4/5 mesi. Successivamente, con l’attenuazione del Niño e il ritorno a condizioni neutre o di Niña, questa tipologia di circolazione atmosferica andrà modificandosi.
Strade ed edifici residenziali sono stati allagati nell’area del fiume Woerpe a Lilienthal, in Germania, giovedì 28 dicembre 2023.
Lei ci ha spiegato che a causa del Niño nella Scandinavia si avranno condizioni di forte freddo. È una buona notizia per quanto concerne lo scioglimento dei ghiacciai?
In realtà purtroppo è completamente ininfluente. Il freddo anomalo a quelle latitudini perdura da ottobre, ma è circoscritto a un’area isolata visto che nel resto del pianeta le anomalie termiche sono prevalentemente positive. Questo non serve ai ghiacciai: anche qualora il freddo permettesse loro di mantenere un buon livello di innevamento fino alla primavera il problema arriverebbe comunque d’estate, stagione in cui sempre più spesso le ondate di calore si spingono fino alla Scandinavia.
E in Italia cosa potrebbe accadere?
Nei primi giorni del 2024 nel nostro Paese finalmente si spezzerà la stagnazione delle ultime due settimane, ovvero l’anticiclone che ha portato caldo anomalo, cielo grigio, pessima qualità dell’aria ma soprattutto assenza di neve su parte delle Alpi e Appennini. Arriveranno correnti settentrionali che porteranno precipitazioni e intorno al 9/10 gennaio finalmente arriverà anche il freddo, riportando neve in montagna anche a quote medio-basse e temperature vicine alla media del periodo o inferiori. A seguire in Italia assisteremo a un’alternanza tra rimonte anticicloniche di origine sub-tropicale (fasi caldi e miti) con situazioni di precipitazioni abbondanti; occasionali, ma possibili brevi episodi di freddo, in particolare tra gennaio e febbraio. Si tratta di un pattern tipico del Niño. Per quanto riguarda invece la prossima estate è ancora difficile fare previsioni ma possiamo basarci sulle statistiche e dire che è molto improbabile che le temperature siano nella norma, tanto meno che siano “fresche”. Le estati sono destinate ad essere sempre più calde. E per effetto del Niño le ondate di calore potrebbero iniziare già nel mese di giugno.
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di Davide Falcioni
www.fanpage.it
2023-12-30 05:52:57 ,