Perché questo articolo potrebbe interessarti? La Corea del Nord ha lanciato un missile balistico a raggio intermedio verso il Giappone. Lo ha fatto per la prima volta dal 2017 ad oggi, innalzando il livello della tensione. C’è attesa, adesso, per un possibile nuovo test, questa volta nucleare, da parte di Pyongyang. Gli equilibri internazionali potrebbero subire un’ulteriore scossone, di pari passo con il proseguo della guerra in Ucraina. E preoccupano anche il nostro paese.
Nel 2022 la Corea del Nord ha lanciato 42 missili in 23 test, cinque soltanto negli ultimi dieci giorni.
Dall’inizio dell’anno Pyongyang ha superato un altro record, sparando 21 missili balistici e due missili da crociera. L’ultimo, il missile balistico a raggio intermedio lanciato verso il Giappone, è il primo che sorvola la nazione nipponica dal 2017 a questa parte, la settima in assoluto. Bastano questi dati per capire che il presidente nordcoreano Kim Jong Un non ha alcuna voglia di scherzare. L’improvvisa convergenza tra il Grande Leader e Vladimir Putin, inoltre, non fa altro che aumentare la pressione sugli Stati Uniti.
Che, adesso, si ritrovano a fare i conti con due nodi spinosi, la questione coreana e la guerra in Ucraina, in aggiunta al nemico sistemico Cina.
I missili della Corea del Nord
Un’analisi realizzata da Nikkei Asian Review ha evidenziato diversi aspetti interessanti del’attività missilistica nordcoreana. Analizzando i lanci del Nord dal 2016 alla prima metà del 2022, e utilizzando i dati rilasciati dal Ministero della Difesa giapponese e dalle forze armate sudcoreane, ci troviamo di fronte ad uno scenario curioso.
Innanzitutto, Pyongyang ha lanciato almeno 28 missili balistici nella sola prima metà del 2022, più dei 25 lanciati in tutto il 2019. Prendendo in esame, poi, un totale di 40 missili lanciati tra il 2016 e il 2017, e 70 dal 2019, emerge un cambiamento emblematico.
La maggior parte dei missili lanciati nel 2017 erano alimentati da combustibile liquido. Al contrario, il combustibile solido è diventato il propellente preferito negli ultimi anni.
Si tratta di un cambio di passo sostanziale. A differenza del carburante solido, infatti, quello liquido non può essere tenuto all’interno dei missili per lunghi periodi. L’uso di combustibile solido, dunque, consente lanci più rapidi e difficili da rilevare. In altre parole, viene tagliato il tempo di preparazione per i test che rischia di esporre le posizioni di lancio a satelliti da ricognizione e altri servizi di intelligence.
Il ruolo dell’Italia
In tutto questo che cosa farà l’Italia? Quale ruolo potrà pensare di giocare Roma? Possiamo dare due letture. La prima è prettamente militare-strategica: è impossibile che il nostro Paese possa avere voce in capitolo. Allo stesso tempo bisogna considerare un precedente storico. Quando si combatté la guerra di Corea (1950-1953), nel 1951, per la prima volta nella storia della Repubblica, una nostra unità militare varcava i confini nazionali per un’operazione di pace.
L’Italia, pur non facendo ancora parte dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), si rese disponibile a inviare un contingente della Croce Rossa Militare parte della Croce Rossa Italiana (CRI) per installare un ospedale militare da campo. L’unità del Corpo Militare della CRI venne imbarcato su una motonave statunitense che salpò dal porto di Napoli il 16 ottobre 1951 e, dopo una navigazione durata un mese, raggiunse il porto sudcoreano di Pusan.
La seconda lettura è diplomatica.
L’Italia mantiene relazioni diplomatiche con la Corea del Nord. Ospita, a Roma, l’ambasciata della Repubblica Popolare Democratica di Corea e, in teoria, potrebbe sfruttare questo importante canale comunicativo per cercare di calmare le acque prima che sia troppo tardi. Va da sè che la questione coreana è un dossier saldamente nelle mani degli Stati Uniti e, dall’altra parte, della Cina. Gli altri Paesi possono influenzare gli eventi, nel caso, in forme indirette e secondarie.
Effetti globali
I test di Kim hanno un impatto globale per almeno due ragioni. La prima: tra la Corea del Nord e la Corea del Sud, e quindi gli Stati Uniti, c’è teoricamente ancora una guerra aperta. La guerra di Corea, infatti, è stata congelata da un’armistizio nel 1953 ma non da un trattato di pace. Basta una piccola scintilla e le tensioni riemergono in tutta la loro pericolosità. La seconda ragione riguarda l’ambigua e apparente convergenza in atto tra Kim Jong Un e Vladimir Putin. Pyongyang, ad esempio, ha espresso sostegno all’annessione russa delle regioni ucraine di Kherson, Zaporizhzhia, Donetsk e Lugansk.
Da quando i negoziati di Pyongyang con Washington sono falliti nel 2019, la Corea del Nord ha effettuato una serie di test sui missili balistici in violazione delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Dal canto suo la Cina, il più influente alleato per la sicurezza di Pyongyang, ha evitato di criticare i test nordcoreani, mentre la Russia potrebbe spalleggiare sempre di più le azioni di Kim. Il mondo, intanto, è diventato sempre più diviso in due gruppi: le nazioni democratiche occidentali da una aprte e le autocrazie dall’altra.
Leggi la notizia su: Politics – True News.
LEGGI TUTTO
Federico Giuliani , 2022-10-05 14:51:21 ,