La Fifa aveva l’imbarazzo della scelta, prima del deliberato attacco al contingente Unifil nel Sud del Libano, per fermare la partita Italia-Israele e trovare un motivo per escludere le squadre di Israele dal calcio internazionale. Prima ancora delle truppe italiane, indonesiane o irlandesi cannoneggiate per far largo al tentativo di regime change a Beirut, rivendicato apertamente dal primo ministro Benjamin Netanyahu, o dei bambini palestinesi arsi vivi in un campo profughi a Gaza, o la grave situazione umanitaria causata dai 12 mesi di attacchi di Israele nella banda, sarebbe bastata, come motivazione più che eredità, l’interruzione continua del calcio palestinese dovuta all’occupazione israeliana e il fatto che squadre degli insediamenti illegali israeliani in Cisgiordania partecipano ai campionati nazionali, in violazione delle regole della Fifa.
Ma all’organismo di governo del calcio mondiale tutto questo non è bastato. E allora il governo italiano, se avesse un rimasuglio di orgoglio, dovrebbe cogliere l’aggressione inaudita della settimana scorsa alle truppe Onu, in spregio a qualsiasi diritto internazionale, per unirsi alle crescenti richieste di escludere le squadre israeliane dalle competizioni internazionali.
Italia-Israele, partita di Nations League che si giocherà tra poche ore in Friuli, a Udine, sullo sfondo del conflitto in corso in Medio Oriente, che si è esteso al resto del Medio Oriente, è la prima partita quest’anno che Israele gioca fuori da un territorio all’apparenza neutrale: l’Ungheria di Viktor Orbán, un autocrate xenofobo che è con Netanyahu senza se e senza ma, e vieta qualsiasi bandiera palestienese o della pace allo stadio. Un dato che basterebbe, da solo, a mandare in tilt molte narrative sull’ordine liberale europeo.
I commenti del mondo dello sport
“Giocheremo questa partita con la speranza di convincere sempre più persone sull’errore della guerra – ha detto l’allenatore dell’Italia, Luciano Spalletti -. Ci sono molti israeliani che non la vogliono e dobbiamo convincere sempre più persone che questo è qualcosa che deve finire“. Ma le timide dichiarazioni del ct non bastano. Non possono bastare. Una posizione ben più netta ha preso Mauro Berruto, membro del Partito democratico ed ex ct della nazionale maschile di pallavolo: “Questa sera si gioca una partita che non si dovrebbe giocare… Regna un silenzio assordante che evidenzia la vergogna una contraddizione insostenibile“.
L’indignazione dell’opinione pubblica è palpabile. Solo il 5% degli italiani, secondo un recente sondaggio YouGov, è favorevole a schierarsi con Israele in questo conflitto, pure a fronte di una vasta parte di confusi e di una quota non enorme di filo-palestinesi. Per capire la rabbia che sta montando, si guardi a questo sfogo di Umberto Chiarello, un veterano opinionista sportivo di Campania Sport, non certo un radicaloide di sinistra, che parla senza mezzi termini di Italia “provincia americana”.
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di Paolo Mossetti www.wired.it 2024-10-14 15:40:00 ,