Halloween, appena trascorso, è forse l’esempio più lampante del gusto che proviamo a volte a godere di scene horror, situazioni, racconti che fanno paura, creano ribrezzo o disgusto. Parliamo di finzioni, è vero, e il fatto che non sia vero ci permette di certo di essere più tranquilli di fronte a tutto questo. Non vale per tutti: per tanti che ricercano il gusto dell’horror altrettanti lo evitano, anche se solo “‘per finta”. Perché? Perché ad alcuni piace sentirsi impauriti, disgustati e altri invece lo evitano a tutti i costi?
Sono domande su cui i ricercatori si interrogano da tempo fornendo spiegazioni che chiamano in causa le caratteristiche della personalità, l’istruzione e l’evoluzione muovendoci dalle preferenze individuali allo studio del fenomeno nella gente generale. Sono persino nate strutture espressamente dedicate allo studio del tema, come il Recreational Fear Lab presso l’Aarhus University (Danimarca) che si occupa proprio di studiare il lato piacevole della paura. Mathias Clasen è uno dei ricercatori a capo del progetto ed più volte intervenuto – specialmente in una occasione, indovinate quale? – per rispondere al perché ci piaccia così tanto, almeno ad alcuni, essere spaventati. Che gusto troviamo da qualcosa che più che attrarci dovrebbe respingerci?
Lo zampino dell’evoluzione
Secondo Clasen, come raccontava qualche tempo fa in un articolo pubblicato su Psychology Today, è proprio l’aspetto della finzione una chiave di lettura del piacere che proviamo davanti all’horror. Ma non solo: l’altro aspetto da considerare ha a che fare con la nostra evoluzione, e con le nostre paure ancestrali. Le scene horror, zombie e compagnia bella di fatto non sarebbero altro che una palestra per allenare le nostre risposte a possibili minacce, e allenarci ci dà piacere, scrive Clasen. Poco importa che siano davvero reali le minacce, l’importante è che richiamino qualcosa che può realmente farci paura o averlo fatto in passato, come specie, come il rischio di essere predati, per esempio. Farlo potrebbe addirittura avere dei risvolti positivi, allenandoci per esempio a sopportare meglio le paure nella vita reale, continua Clasen citando uno studio sulla maggiore resilienza psicologica al Covid tra i fan dell’horror. Anche Kristen Knowles, psicologa evoluzionista della Queen Margaret University, intervenendo sul tema, ha ricordato l’ipotesi che il piacere dell’horror sia una sorta di eredità del passato (citando lo stesso Clasen). Mettersi alla prova, anche solo per finta, potrebbe venire proprio da qui, scrive la psicologa, ovvero dal fatto che c’è stato un tempo in cui questi pensieri sono stati utili, anche se oggi sono solo un passatempo e un motivo in più per far festa.
L’utilità, o meglio l’evoluzione, viene chiamata in causa anche per spiegare l’attrazione provata verso le scene splatter, raccapriccianti, racconta un pezzo su The Conversation: lo dobbiamo al disgusto che cattura la nostra attenzione, e così facendo segnala, in maniera molto chiara, cosa non è piacevole e dunque da evitare. Quando usato nei prodotti di intrattenimento il disgusto è una delle strategie che ci tiene incollati allo schermo, secondo esperti nel campo comunicazione.
L’horror ci eccita
Ci sono però altre ipotesi in ballo per spiegare il fascino dell’horror. Alcune hanno a che fare con le risposte fisiologiche che si hanno quando si vivono situazioni di paura: quella sorta di eccitazione – chimicamente fatta di adrenalina e cortisolo, tra l’altro – avrebbe qualcosa di “esilarante”, scrive Knowles e dunque piacevole. O, ancora, sapere che quando vediamo sullo schermo o leggiamo in un libro finisce non appena lo abbandoniamo genererebbe piacere, quando quelle sensazioni di stress terminano (finalmente). E questo ci renderebbe anche più forti a detta di Katherine Brownlowe neuropsichiatra dell’Ohio State University Wexner Medical Center’s Neurological Institute, che sostiene come la sensazione di poter sopportare e superare indenni scene paurose possa renderci in qualche modo più coraggiosi poi nella vita reale.
L’horror non piace a tutti
La letteratura si è interrogata anche sulle caratteristiche che rendano il genere horror più piacevole per alcune persone rispetto ad altre. Qualche risposta anche in questo caso è arrivata anche se la ricerca nel campo è ancora poco chiara. Così sarebbero le persone più votate alla ricerca di sensazioni (non a sorpresa forse) quelle che più amano il genere, e anche quelle più suscettibili alle stimolazioni emotive e intellettuali, secondo quanto osservato da un’indagine condotta poco tempo fa sempre da Clasen. Più definite invece sembrano essere le differenze di genere in fatto di preferenze: l’horror piace di più a uomini e ragazzi tendenzialmente, che rispondono anche in maniera diversa, con meno ansia e paura rispetto alle donne e alle ragazze. I risultati arrivano da un’estesa review sul tema, in cui si legge anche come la tendenza più spiccata nel genere femminile al disgusto e all’ansia, così come una maggiore empatia, possano spiegare le differenze osservate.
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di Anna Lisa Bonfranceschi www.wired.it 2023-11-04 05:50:00 ,