L’intelligenza artificiale è il boost alla creatività che il mondo aspettava, ma attenzione ad abusarne perché il rischio omologazione è dietro l’angolo. “Quando ho iniziato la mia analisi sull’intelligenza artificiale, sette anni fa, mi chiedevo perché usare questa tecnologia per la creatività, visto che noi umani siamo bravissimi. Ma, in realtà, dopo anni di studi, penso che ci sia un’ampia area di potenziale per il lavoro con l’intelligenza artificiale per spingere i confini di ciò che stiamo facendo molto, molto più in là dal punto di vista dell’innovazione”. Hila Lifshitz-Assaf è tra i maggiori esperti mondiali di intelligenza artificiale, professoressa di management e a capo dell’Artificial Intelligence Innovation Network Research Center della Warwick Business School, ha incontrato Wired a Milano in occasione del World Business riunione di novembre.
L’AI come motore di creatività
“Ho studiato per anni l’innovazione nella scienza, nella tecnologia e nelle arti e vedo un grande potenziale”, mette in luce la docente che soppesa opportunità e rischi. “Per quanto riguarda il potenziale, lo stiamo vedendo in diversi settori, dalla farmaceutica alle arti creative e allo sviluppo di nuovi prodotti. Le persone sono in grado di essere più creative di quanto non fossero prima per diversi motivi: hanno meno il problema della tabula rasa e hanno un punto di partenza. Per molte persone è difficile iniziare, accendere il processo creativo. In secondo luogo, molte persone che non osavano essere creative ora possono farlo. Persone che non avevano capacità grafiche e che ora possono fare cose grafiche con l’intelligenza artificiale; chi non osava pensare di poter essere creativo o di poter scrivere in diverse lingue, ora può farlo facilmente, mentre prima si sarebbero sentite in imbarazzo a proporre un’idea a una società di consulenza pubblicitaria”.
Sul fronte dei rischi, la professoressa spiega che il più inquietante è l’omologazione. “Abbiamo visto che quando si usa l’intelligenza artificiale generativa per ideare si hanno più idee simili. Se prendiamo le idee così come sono, e usiamo la GenAi ogni volta che ideiamo, ci farà pensare in modo più simile: c’è una sorta di riduzione della diversità cognitiva, che è un grosso rischio per la creatività. Inoltre, giacché scrive in modo molto persuasivo, si dà per scontato che ogni suo concetto sia vero e la gente smette di fare domande. E la maggior parte delle persone, quando non mette in discussione qualcosa, perde il proprio pensiero critico”.
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di Michele acino www.wired.it 2024-11-26 05:50:00 ,