Perché si parla di abolire i jet privati

Perché si parla di abolire i jet privati


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Negli ultimi giorni di campagna elettorale in Italia si è discusso della proposta di Europa Verde e Sinistra Italiana di abolire i jet privati, responsabili dell’emissione di quote importanti di anidride carbonica (CO2), il principale gas serra causa del riscaldamento globale. L’iniziativa ha ricevuto varie critiche da parte di esponenti di altri partiti, ma ha comunque reso più evidente un tema che viene discusso ormai da anni: l’opportunità di consentire voli di breve durata e altamente inquinanti, che potrebbero essere gestiti con altri mezzi di trasporto o con gli aerei di linea, che in rapporto alla quantità di persone spostate inquinano molto meno.

Luigi Marattin, deputato di Italia Viva, ha per esempio criticato la proposta di Europa Verde e Sinistra Italiana, sostenendo che i jet privati registrati in Italia siano solo 133, e quindi pochi perché meritino attenzione. Il dato è riferito alla fine dello scorso anno e comprende i «jet privati registrati fiscalmente in Italia». Marattin non ha fornito altre informazioni (è presidente della commissione Finanze della Camera) e ha aggiunto sarcasticamente che «sicuramente abolendoli si risolve il problema dell’ambiente nel mondo».

Il dato, ripreso da numerosi giornali e altri esponenti politici, non è però molto significativo perché a incidere sulle emissioni non è tanto la quantità di jet privati registrati in un paese, ma la quantità di voli che vengono effettuati, anche con aerei registrati in paesi diversi da quelli di transito e destinazione. Una casistica molto frequente in un paese in cui passano le vacanze molte persone ricche e ricchissime da tutto il mondo.

Secondo la società di analisi del settore aereo privato WINGX, solo nelle prime tre settimane di agosto in Italia sono state registrate quasi 5.300 partenze di jet privati. Nel 2021 le partenze dall’Italia di questo tipo di voli sono state oltre 55mila con una crescita del 66 % rispetto al 2020, un chiaro effetto delle minori restrizioni per la pandemia da coronavirus, che hanno reso possibili gli spostamenti con più facilità. Parte dell’aumento è inoltre spiegata con la scelta di chi poteva permetterselo di viaggiare con un jet privato, in modo da ridurre i rischi di contagio.

Le statistiche sulla quantità di voli privati effettuati devono essere prese con le molle, perché non sempre le società di analisi hanno dati completi. Nel complesso il ricorso ai jet privati è comunque una parte importante nel mercato dell’aviazione. Un rapporto riferito al 2018 ha calcolato che i voli privati fossero responsabili del 4 % circa di tutte le emissioni causate dal traffico aereo. Proprio a causa della pandemia, l’aumento dei viaggi con jet privati ha probabilmente portato a un aumento significativo delle emissioni. In generale, si stima che l’aviazione civile sia responsabile del 2-3 % delle emissioni di CO2 su scala globale.

I jet privati spostano però poche persone rispetto a un aereo di linea, e di conseguenza le emissioni pro capite sono più alte. Una ricerca condotta da Transport & Environment (T&E), una federazione di ong che si occupa di mobilità sostenibile, ha calcolato che un jet privato produce circa 2 tonnellate di anidride carbonica in un’ora. Una persona che vive nell’Unione Europea è complessivamente responsabile dell’emissione di 8 tonnellate di CO2 equivalenti in un anno, per fare un confronto.

La produzione di emissioni in un singolo viaggio con un aereo privato è relativamente limitata, ma è comunque sufficiente un uso frequente per far sì che singole persone emettano quantità di anidride carbonica enormi e incomparabili con quelle emesse in media dagli altri, compresi gli individui che ogni tanto prendono l’aereo di linea. In molti casi i jet privati vengono inoltre utilizzati per compiere spostamenti di poche centinaia di chilometri, per i quali il risparmio di tempo non è molto alto, se per esempio il viaggio può essere effettuato con l’alta velocità ferroviaria. Questa circostanza è soprattutto vera in Europa, dove gli spostamenti sono di solito di corto-medio raggio e le alternative ai jet privati non mancano.

La Francia è tra i paesi europei ad avere mostrato una maggiore sensibilità al tema, come dimostra il dibattito in corso nelle ultime settimane. Il governo vorrebbe limitare l’utilizzo dei jet privati, mentre il partito dei Verdi francese vorrebbe che fossero vietati. Il confronto sul tema è stato alimentato da alcuni account sui social network, che si sono messi a calcolare l’impatto ambientale dei voli dei jet privati di personaggi famosi e molto ricchi, come l’imprenditore Vincent Bolloré, tra le persone più ricche di Francia con la sua multinazionale delle comunicazioni Vivendi (che in Italia ha partecipazioni in Mediaset e in TIM).

Account di questo tipo, ne esiste anche uno italiano, utilizzano le informazioni pubbliche sul traffico aereo, tenendo sotto controllo gli spostamenti effettuati dai jet privati, che devono rendere pubbliche le informazioni sulle loro attività. Per ogni jet privato è possibile stimare il consumo di carburante al minuto, partendo da quello dichiarato dai produttori degli aeroplani, e di conseguenza le emissioni di anidride carbonica. Mettendo insieme la durata del volo, i consumi dell’aereo e tenendo in considerazione le emissioni, si può ricostruire con una buona approssimazione l’impatto ambientale di un volo eseguito con un determinato aereo privato. Il dato può poi essere confrontato con le emissioni di un aereo di linea o altri sistemi per il trasporto di molte persone, a cominciare dai treni.

L’account I Fly Bernard, che si occupa di queste cose con puntuali analisi su Twitter, ha per esempio stimato che in un mese l’aereo di Bernard Arnault, proprietario di LVMH (gruppo che possiede tantissimi grandi marchi di moda, ma anche molte altre attività “del lusso”), ha causato una quantità di emissioni pari a quelle prodotte da un cittadino francese medio in diciassette anni. I viaggi erano nella maggior parte dei casi tra Parigi e Bruxelles, città a meno di 300 chilometri, facilmente raggiungibili in treno.

Il ricorso ai jet privati per spostamenti di poche decine di minuti è particolarmente diffuso e ha un impatto maggiore, rispetto ai voli di maggiore durata. Spesso le fasi di decollo e di atterraggio sono più inquinanti, rispetto a quelle di crociera, quando l’aereo ha raggiunto la quota a cui viaggerà per la maggior parte del tempo. Inoltre, i jet privati volano spesso senza passeggeri a bordo, si stima fino al 40 % delle volte.

Come i passeggeri degli aerei di linea, anche chi utilizza i jet privati può decidere di pagare una compensazione per l’anidride carbonica prodotta (“carbon offsetting”), finanziando progetti per l’installazione di pannelli solari o la piantumazione di alberi, che dovrebbero contribuire a ridurre le emissioni. È difficile calcolare quanto sia frequente il ricorso all’offsetting, meccanismo che secondo gli ambientalisti e gli attivisti per il clima non risolve il problema, perché non disincentiva i comportamenti che portano comunque a inquinare.



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