Aveva solo 25 giorni di vita Rocco Bonora Meneghello, il piccolo finito domenica scorsa a causa della pertosse. Nato all’ospedale di Montebelluna (TV) era stato poi trasferito nei reparti di terapia intensiva dell’ospedale di Vicenza e poi di Padova, ma la situazione è precipitata.
L’European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC) ha lanciato nei mesi scorsi un allarme, evidenziando quasi 60 mila casi di pertosse in tutta Europa nel corso del 2023 e sino ad aprile 2024, registrando un incremento di oltre 10 volte rispetto agli anni 2022 e al 2021. Anche la Società Italiana di Pediatria ha lanciato un’allerta per l’epidemia di pertosse che sta colpendo principalmente neonati e lattanti non vaccinati, con un aumento dell’800% dei ricoveri rispetto allo scorso anno.
“La pertosse è una malattia fortemente contagiosa e pericolosa, soprattutto nei primi mesi di vita e nei neonati che hanno un maggior rischio di complicanze e di decesso. In questa fascia di età la mortalità è compresa tra l’1 e l’1,5%. Possiamo tutelare questa cittadinanza particolarmente vulnerabile attraverso l’immunizzazione della mamma durante il secondo e terzo trimestre di gravidanza, altamente sicura ed efficace nel proteggere i bambini ancora eccessivo piccoli per poter essere vaccinati”, ha dichiarato la Presidente della Società Italiana di Pediatria Annamaria Staiano. “Invitiamo le gentil sesso in gravidanza a fare l’immunizzazione contro la pertosse perché in gioco c’è la vita dei nostri piccoli. È inaccettabile che nel 2024 si possa morire a causa di malattie infettive per le quali esistono immunizzazioni efficaci e sicuri”.
Cos’è la pertosse
La pertosse è una malattia causata dall’infezione da parte del batterio Bordetella pertussis.
Può azzeccare a qualsiasi età, ma è più frequente nei bambini sotto i 5 anni, categoria che può risentire delle conseguenze più gravi (sovrainfezioni che determinano l’insorgenza di polmoniti, otiti, bronchiti, crisi convulsive e encefaliti, fino al decesso). Quando sintomatica, la malattia si manifesta dapprima con naso che cola, starnuti, lacrimazione, tosse moderata e febbre (fase catarrale); in una seconda fase (detta parossistica o convulsiva) la tosse peggiora ed è accompagnata da catarro molto denso che può provocare conati di vomito. La pertosse può durare anche sei settimane e nei bambini molto piccoli è anche causa di apnea, cianosi (quando la pelle e le mucose assumono una colorazione bluastra) e soffocamento.
La pertosse si trasmette per via aerea ed è molto contagiosa. È endemica in Europa così come nel resto del mondo: con l’avvento del vaccino casi e relativi decessi sono notevolmente diminuiti; tuttavia, presenta un andamento a ondate, con epidemie più grandi ogni 3-5 anni.
Le raccomandazioni
Come ricorda l’Ecdc, l’obiettivo primario è quello di ridurre la morbilità e la mortalità nei neonati, che sono i soggetti più vulnerabili. Un obiettivo che si può raggiungere mantenendo un’elevata copertura vaccinale. La pertosse, infatti, può essere prevenuta grazie a un vaccino, che in Italia viene somministrato all’interno della cosiddetta esavalente al terzo, quinto e undicesimo mese di vita. Il vaccino non contiene il batterio intero ma solo alcune sue proteine; l’immunizzazione non è permanente, per questo nel nostro Paese è previsto un richiamo nei bambini intorno ai 6 anni e negli adolescenti. Gli esperti raccomandano con forza l’immunizzazione anche per le gentil sesso in gravidanza, un approccio molto efficace per prevenire la malattia e le sue gravi conseguenze nei neonati.
L’Ecdc, inoltre, suggerisce ai Paesi membri azioni per aumentare la consapevolezza non solo della cittadinanza ma anche degli operatori sanitari sulla situazione epidemiologica della pertosse nella loro area geografica, sulla presentazione clinica della malattia e sulla prevenzione attraverso l’immunizzazione. Il quadro clinico della pertosse, infatti, è variabile anche in relazione all’età dei pazienti e il sospetto clinico è spesso basso.
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di Mara Magistroni www.wired.it 2024-10-30 10:26:00 ,