Petrolio russo, come funziona l’embargo deciso dall’Europa

Petrolio russo, come funziona l’embargo deciso dall’Europa

Petrolio russo, come funziona l’embargo deciso dall’Europa


A quasi un mese dalla proposta della Commissione europea di elevare un sesto round di sanzioni nei confronti della Russia che includesse un embargo generalizzato sul petrolio, un accordo politico tra i paesi membri è stato finalmente trovato al termine del summit del Consiglio europeo di lunedì 30 maggio. L’accordo è arrivato dopo settimane di complesse negoziazioni volte principalmente a convincere l’Ungheria a ribaltare il proprio veto sulla proposta. Per approvare una misura di questo tipo, è infatti necessaria l’unanimità del Consiglio europeo e il presidente ungherese Viktor Orbàn si era opposto in maniera piuttosto veemente alle proposte della Commissione, arrivando a definire il comportamento dell’Unione “irresponsabile”.

L’ultimo veto dell’Ungheria era stato posto proprio nella serata di domenica 29 maggio, facendo sembrare un accordo entro la fine del summit del Consiglio europeo di lunedì alquanto improbabile. Invece, complici le diverse esenzioni, concessioni e promesse che la Commissione ha incluso nell’accordo allo scopo di convincere il governo di Budapest, Orbàn ha infine accettato. Nello specifico, l’embargo non riguarderà il petrolio che viene importato mediante oleodotti, da cui l’Ungheria è dipendente per le proprie scorte di carburante. Inoltre, l’accordo include una promessa di solidarietà per l’Ungheria in caso di tagli alle forniture di petrolio da parte della Russia.

L’esenzione per gli oleodotti è in teoria temporanea, ma non è chiaro quanto durerà. Secondo quanto dichiarato dalla Presidente della Commissione Ursula von der Leyen, l’idea è di dare tempo all’Ungheria di stabilire fonti di importazione alternative, diminuendo e idealmente tagliando completamente la propria dipendenza dal petrolio russo. 

Tra le altre misure presenti in questo sesto round di sanzioni ci sono l’aggiunta del capo della Chiesa ortodossa russa Kirill alla black list dell’Unione europea e l’esclusione del principale istituto di credito russo Sberbank dal sistema swift. L’alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri Josep Borrell ha parlato di un “grande passo per l’Unione” in riferimento all’accordo, ma, come esplicitamente fatto presente dal primo ministro olandese Mark Rutte, è stato nettamente il round di sanzioni più difficile da attuare fino a questo momento. L’implicazione è che, nonostante l’accordo, l’unità dell’Unione sia offuscata rispetto ai giorni immediatamente successivi alla guerra, e un potenziale settimo round di sanzioni sarebbe ancora più complesso da gestire.



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di Bojan Zeric www.wired.it 2022-05-31 10:08:41 ,

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