Non solo la discussa proposta di tassare la successione dei grandi patrimoni (oltre i 5 milioni di euro) per ricavarne una dote di almeno 10mila euro per i diciottenni. E non solo l’ultima idea sulla scuola: portare in cinque anni gli stipendi dei docenti italiani ai livelli Ue con un impegno per l’erario tra i 6 e gli 8 miliardi, «da finanziare a partire dai 75 miliardi della programmazione europea 2021-2027, da considerare al netto dei fondi già previsti nel Pnrr» (complessivamente sulla scuola il programma del Pd punta 10 miliardi). Enrico Letta – che ieri ha presentato il nuovo simbolo del Pd “Italia democratica e progressista” per suggellare il ritorno dei bersaniani di Roberto Speranza e l’ingresso dei Socialisti di Enzo Maraio – sta limando con i dirigenti della segreteria coordinati da Antonio Nicita il vasto programma che sarà approvato della direzione del partito nel week end. Un programma di molte pagine, in 40 aree, incentrato su tre pilastri: Sviluppo sostenibile e transizione; Infrastrutture sociali (lavoro e welfare); Diritti (a partire dallo Ius scholae in favore dei giovani figli di immigrati).
Nella prima parte, che il Sole 24 Ore ha potuto visionare, il tema della transizione ecologica è fondamentale (non a caso ieri Letta ha presentato anche il minibus elettrico con cui farà campagna elettorale in giro per il Paese nelle prossime settimane). E le politiche per le imprese sono di conseguenza direzionate all’innovazione e alla riconversione. Lo strumento resta il potenziamento di Industria 4.0: «Espandere il modello “Industria 4.0”, previsto nel Pnrr, al 2030 utilizzando a tal fine la leva fiscale per incentivare investimenti innovativi e sostenibili nei diversi settori (ad esempio attraverso il credito d’imposta, aumentando la quota di cofinanziamento e rendendolo cumulabile con altre forme di finanziamento)». E ancora: «Estendere la detrazione Irpef del 50% a tutte le tipologie di startup di under-35 per le persone fisiche che investono fino a 100mila euro nel capitale di rischio attualmente prevista per le sole startup innovative. Attuare i progetti Pnrr a sostegno delle imprese (riorganizzazione degli strumenti di sostegno dell’imprenditoria femminile, potenziamento degli incentivi fiscali per gli investimenti in start-up e Pmi innovative, rafforzamento delle Zone Economiche Speciali, sostegno dell’internazionalizzazione delle Pmi, ecc.). Consolidare la governance e potenziare le misure per attirare gli investimenti diretti dall’estero (Ide) e favorire il “reshoring” delle imprese (Contratti di sviluppo, Zes, opportunità relative alle crisi industriali, scouting e comunicazione all’estero, semplificazione normativa e regolamentare)». Oltre al rifinanziamento del Fondo Impresa Femminile, rendendo gli incentivi permanenti, è poi prevista l’istituzione di «un Fondo nazionale per il diritto alla connessione digitale, co-finanziato dai risparmi della missione 1.2 Pnrr (circa 1,2 miliardi)» con il quale offrire, tra l’altro, un voucher a tutti gli studenti per l’acquisto di un computer.
Sul fronte fiscale – mentre resta duro il giudizio sulla flat tax proposta dal centrodestra sia per i costi proibitivi («significa tagliare scuola e sanità», è il refrain) sia perché favorirebbe i redditi più alti inficiando il principio della progressività – il Pd punta tutto sul taglio del cuneo fiscale all’insegna di «una mensilità in più nelle buste paga dei lavoratori» e sul «superamento graduale dell’Irap» in favore delle imprese. Spulciando il programma non mancano le novità, come quella dell’istituzione di un Fondo compensativo anti-Nimby (Not In My Backyard, Non nel mio giardino) per risarcire le comunità in caso di costruzione di impianti che hanno un costo locale ma un indubbio beneficio nazionale. E il pensiero non può che andare ai rigassificatori, ultimo quello contestato di Piombino.