Stefano Pisani, sindaco di Pollica ed erede di Angelo Vassallo, ucciso nel 2010 nel Cilento, guida i piccoli comuni dell’Anci.
Sindaco, il Pnrr è fondamentale per la rinascita delle amministrazioni comunali. Ma è anche un terreno minato. Sul quale rischiano anche i piccoli comuni?
«Parliamo di uno strumento di portata incredibilmente positiva e importante, ma che rischia di non esprimere tuti i valori che può generare sui territorio perché ci siamo ritrovati in meno di un mese scadenze rilevanti per i bandi, per la riqualificazione degli impianti dei rifiuti, dei borghi, delle scuole. Concentrato tutto in questo periodo i piccoli comuni non hanno risorse umane per poter competere adeguatamente. Viene richiesto un grande sforzo operativo. Per questo speriamo nell’attivazione del fondo per l’assunzione del personale. Un altro elemento forte di complessità che vede piccoli comuni combattere sfida Pnrr è che non vorremmo divenissero interventi a precipitazioni ma sarebbe stato opportuna una strategia per potenziare gli effetti».
Il presidente dell’Anci, Carlo Marino, a Metropolis ha parlato di una difficoltà nel reperire competenze nella politica. E’ così anche per voi piccoli comuni?
«Forse nei piccoli comuni è ancora più grave il problema. Immagini quei pochi che sono rimasti e che non sono vittima di spopolamento. Se fossi un giovane laureato con aspirazioni professionali perché dovrei fare il sindaco in un piccolo comune, rinunciando ad aspirazioni professionali? Del resto questo l’ho vissuto sulla mia pelle».
In che senso?
«Avevo uno studio di consulenza e per motivi legati alla vicenda di Pollica mi sono trovato a dover lasciare il mio studio per continuare l’impegno da sindaco. Non avendo i comuni una struttura operativa adeguata per fare fronte alle difese, il sindaco deve sostenere il proprio ruolo da solo. Non si è aggiustato il tiro sulla legge Severino. Si sta, solo ora, avviando la revisione delle indennità. Pensi che, fino a poco tempo fa, un sindaco di un piccolo comune prendeva 1300 euro al mese che non è neanche la paga di un operaio».
Il Sud resta un terreno difficile per chi amministra. E la corruzione dilaga.
«Se le persone perbene le allontaniamo dalla cosa pubblica, c’è un rischio elevatissimo per le problematiche giudiziarie. Quale pazzo assume un impegno di questo genere? Se teniamo al nostro paese e vogliamo che in politica ritornino grandi mente e classi dirigenti nuove dobbiamo convincerli con azioni serie e concrete».
Nella provincia Sud di Napoli un comune come Castellammare è stato sciolto per camorra. I rischi sono reali.
«Il tema camorra è complesso. La differenza la fai quando costruisci la cultura della legalità che cresce coi giovani e coi ragazzini e diventa base su cui fondare le scelte del proprio futuro. Spesso la burocrazia genera corruzione e malaffare. La cultura è l’unico elemento che cresce coi giovani per renderli immuni rispetto a questo tipo di fenomeni. Legalità e benessere collettivo arricchiscono l’interesse personale, così possiamo farcela».
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2022-02-27 09:00:42 ,