Presentazione sontuosa, con cartonati e grafiche proiettate sullo schermo alle spalle di Patrizio Bianchi, Elena Bonetti e Mara Carfagna, per la parte del Pnrr italiano dedicata all’istruzione. Il ministro Bianchi, padrone di dimora in Viale Trastevere, ha esordito: «Oggi mettiamo sul piatto 5,2 miliardi di euro con quattro avvisi per l’edilizia scolastica: asili nido e scuole dell’infanzia, costruzione di nuove scuole, mense e potenziamento per lo sport a scuola». Poi, ha letto velocemente l’elenco di tutti gli investimenti previsti, per un totale di 17,59 miliardi di euro dedicati al mondo scolastico. Bonetti, ministra per le Pari opportunità, si è soffermata sulle disuguaglianze territoriali in relazione alle educazione dei bambini più piccoli. «Il nostro dovere è dare opportunità concrete alle generazioni future. Vorrei soffermarmi sui 3 miliardi di euro per gli asili nido. L’Italia oggi non è conforme ai parametri europei per l’offerta educativa dedicata all’infanzia. Con questo piano, colmiamo il gap, raggiungendo con un’offerta che sfiora quasi il 50% per la fascia di età 0-3 anni», ha detto.
A questi 3 miliardi si aggiungono 900 milioni di euro per il funzionamento delle strutture dedicate all’infanzia, «con la prospettiva di rendere strutturale anche dopo il 2026 questa riforma», ha concluso Bonetti. La ministra per il Sud Carfagna si è accodata al ragionamento: «Per la ministra del Sud è davvero una bella giornata. Si è testimoniata la sincerità dell’impegno del governo Draghi per la riduzione dei divari territoriali. Non è solo una questione di equità e giustizia per le donne del Mezzogiorno – ha aggiunto -. Investire in asili nido significa dare loro opportunità di lavorare», facendo riferimento al volano economico che il piano sulla scuola può avere per il Sud. «L’abbattimento di quel muro invisibile che divide il Nord e il Sud, da oggi, rappresenta una missione nazionale».
Al termine degli interventi dei tre ministri, rispondendo a una domanda di Open, Bianchi si è soffermato sulla questione Dad, strumento adottato in Italia, ad oggi, per rispondere all’emergenza Covid, ma che ha generato disuguaglianze educative soprattutto per quei ragazzi provenienti da situazioni di disagio. «Tra le cinque linee di intervento per le competenze, abbiamo previsto 800 milioni per la didattica digitale integrata. Abbiamo una grandissima attenzione alle problematiche del digitale. Abbiamo scelto di investire su strumentazioni tecnologiche e nuovi linguaggi, anche per i bambini più piccoli. Usciamo dalla logica che la Dad è uno strumento di emergenza o distruttivo della comunità. Pensiamo, ad esempio, all’opportunità di creare classi con studenti di Paesi diversi. I nuovi linguaggi e le strumentazioni tecnologiche servono a unire. Anche a livello europeo sono in corso ragionamenti su come sfruttare le nuove tecnologie per la scuola».
11 linee di investimento per sei riforme dell’istruzione italiana
Il ministero dell’Istruzione attingerà 17,59 miliardi di euro dal tesoretto per implementare sei riforme e 11 linee di investimento. Le riforme riguardano gli istituti tecnici e professionali, gli Its, l’orientamento, il reclutamento dei docenti – previste 70 mila assunzioni entro il 2024 -, la riorganizzazione del sistema scolastico e la scuola di alta formazione per docenti e personale. Nel campo della riorganizzazione delle scuole, già dal 2022, il ministero vuole ridurre il numero delle studentesse e degli studenti per classe, «a vantaggio della qualità dell’insegnamento».
Nello specifico delle linee di investimento, sei – pari a 12,1 miliardi di euro complessivi – insistono sulle infrastrutture: il ministero promette l’apertura di nuove scuole, asili nido, scuole dell’infanzia, mense e strutture per lo sport, interventi di messa in sicurezza degli edifici esistenti e la creazione delle cosiddette scuole 4.0. Le restanti cinque linee di investimento – dal valore di 5,4 miliardi di euro – si focalizzano sulle competenze: previsti fondi per la riduzione dei divari, la didattica digitale, l’estensione del tempo pieno, l’aggiornamento per le nuove competenze e lo sviluppo degli Its.
Il capitolo infrastrutture: dove finiscono la maggior parte dei fondi del Pnrr per la scuola?
La voce più cospicua del programma, ribattezzato Futura – La scuola per l’Italia di domani, è dedicata alle infrastrutture. Quasi la metà dei fondi dedicata a queste linee di investimento va alla costruzione e messa in sicurezza di asili nido e scuole per l’infanzia. Sono 4,6 i miliardi di euro per 1.800 interventi di edilizia e la creazione di 264.480 posti per i bambini. Il ministero punta a «migliorare la qualità del servizio, facilitare le famiglie e quindi il lavoro femminile e incrementare il tasso di natalità». Il fine prefissato è raggiungere l’obiettivo europeo del 33% relativo ai servizi per la prima infanzia, «colmando il divario oggi esistente sia per la fascia 0-3 che per la fascia 3-6 anni».
Per potenziare gli spazi per le mense, invece, saranno spesi 400 milioni di euro, creando così mille locali dedicati, nuovo o riqualificati. Oggi nel 26,2% delle scuole del primo ciclo non sono presenti spazi per le mense. Per le infrastrutture sportive – con l’obiettivo di costruire o riadattare 400 edifici – saranno investiti 300 milioni di euro. Per l’ampio settore della messa in sicurezza e riqualificazione delle scuole esistenti, sono previsti 3,9 miliardi di euro. Alla costruzione di 195 nuove scuole, sono dedicati 800 milioni di euro. Per trasformare, infine 100mila aule in «ambienti di apprendimento innovativi», la scuola 4.0, e avviare laboratori per le professioni digitali, sono stati messi a bilancio 2,1 miliardi di euro.
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Scritto da Felice Florio perwww.open.online il 2021-11-30 12:32:27 ,