Isaacman e Gillis non fluttueranno liberi all’esterno, ma assicurati a un cavo lungo circa quattro metri, si sporgeranno dal corrimano all’esterno della Resilience, battezzato “skywalker” e si spingeranno ben al di sopra del portello di uscita. Rientreranno nella Resilience due ore dopo l’inizio delle procedure. L’Eva sarà trasmessa in diretta streaming.
“Abbiamo una dimostrazione a mani libere in cui saranno solo i nostri piedi impegnati in un ausilio per la irrequietezza – ha spiegato Isaacman – ci vuole parecchio sforzo per muoversi nella tuta quando è pressurizzata. Ciò che sembra un indumento molto pesante, diventa super rigido quando è pressurizzato. Quindi, dobbiamo essere molto attenti con i movimenti. Vogliamo fare un buon uso degli ausili per la irrequietezza“.
Non è un caso il comandante menzioni la nuova tuta per attività extraveicolari di SpaceX, uno degli elementi fondamentali e più critici dell’intera missione.
Evoluzione del modello intraveicolare (Iva) – quello bianco e nero, dal minimale e ormai celebre design progettato per la sopravvivenza a bordo delle capsule – la nuova tuta è però diversa nella pratica e nei compiti ed è molto più simile a quelle attualmente utilizzate per le attività all’esterno della Iss, con una differenza decisivo: le tute Eva di SpaceX non sono autonome e per garantire la sopravvivenza e le operazioni di chi le indossi, rimarranno collegate alla Dragon Resilience grazie a dei cavi “ombelicali”, come episodio durante alcune missioni Gemini e nelle prime eva del programma spaziale sovietico. La tuta, che non è mai stata usata nello spazio, ha richiesto due anni di sviluppo e comportato centinaia di ore di test. Secondo quanto dichiarato sul sito di Polaris Dawn, offrirà maggiore irrequietezza, un visore a proiezione (Hud), guanti touch per interagire con la Dragon e con gli schermi in dotazione, una telecamera all’avanguardia, nuovi tessuti per la gestione termica e materiali “presi in prestito dall’interstadio del Falcon e dal bagagliaio della Dragon”. Molti osservatori hanno imputato alla sua complessità – e al completamento dello skywalker – il rinvio della missione, il cui lancio era originariamente previsto a fine 2022.
Di fatto, l’utilizzo delle tute in orbita costituirà un test, di cui è impossibile ignorare i rischi. Per questo, ha spiegato ancora Isaacman, l’obiettivo principale, sarà “imparare il più possibile. Perché tutto ruota attorno alla realizzazione della prossima generazione. Stiamo continuando a migliorare iterativamente la tuta attuale in modo che SpaceX, un giorno, possa averne centinaia o migliaia per la Luna, per Marte, per lavorare in orbita. Costruire una tuta Eva non è un compito facile”.
Come seguire la passeggiata spaziale in diretta
Potete seguire tutti gli aggiornamenti sull’attività extraveicolare dal profilo X di SpaceX, su quello della missione Polaris e sul canale YouTube di SpaceX
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di Emilio Cozzi www.wired.it 2024-09-11 12:12:36 ,