di Chiara Di Lucente
Mercoledì 22 giugno la Uk health security agency (Ukhsa), agenzia di sicurezza sanitaria britannica, ha rilasciato una nota congiunta con l’agenzia nazionale del farmaco (Mhra) in cui conferma di aver trovato tracce di poliovirus, agente patogeno responsabile della poliomielite, nei campioni di acque reflue raccolti dall’impianto di trattamento che serve il quadrante nord-est di Londra, nel Regno Unito. Si tratterebbe di un virus, di cui sono state trovate tracce anche tra febbraio e maggio scorso, derivante da quello attenuato vivo presente nei immunizzazioni orali e che, in rarissimi casi, può portare all’insorgenza di paralisi nelle persone non vaccinate.
Fermo restando che finora non è stato rilevato alcun caso di infezione da poliovirus né di paralisi, sono in corso indagini per fare luce sulla questione e capire l’origine e la diffusione dell’agente patogeno. Nel frattempo, i cittadini sono invitati a controllare il loro stato vaccinale contro la poliomielite, in particolare i genitori di bambini piccoli non vaccinati.
La poliomielite, sintomi e modalità di contagio
La poliomielite (o semplicemente polio) è una grave malattia infettiva che colpisce il sistema nervoso centrale e che è causata da tre tipi diversi di poliovirus, agenti patogeni appartenenti al genere degli enterovirus che si trasmettono per via oro-fecale, attraverso cioè l’ingestione di acqua o cibi contaminati, oppure con il contatto diretto tra le persone, tramite la saliva e i droplet emessi durante la respirazione. Una volta penetrato nell’organismo, il poliovirus si moltiplica nelle cellule della mucosa orale, nell’intestino e nei tessuti linfatici a essi associati, diffondendosi anche attraverso le feci prima che si manifestino i sintomi tipici della malattia. Dall’intestino, poi, nel giro di poche ore, il virus invade il sistema nervoso, distruggendone i neuroni e, in una minima parte delle infezioni (circa l’1%), causando paralisi irreversibili che nei casi più gravi possono essere gravemente invalidanti e anche, coinvolgendo i muscoli implicati nella respirazione, fatali.
Nel corso della storia, la polio si è diffusa tra gli esseri umani con diverse ondate epidemiche, raggiungendo picchi notevoli nei paesi occidentali durante gli anni Cinquanta e Sessanta: per esempio, come riporta l’Istituto superiore di sanità (Iss) in Italia, nel 1958, furono notificati oltre 8mila casi. Sebbene non esistano terapie specifiche per questa malattia, ad oggi la poliomielite è stata dichiarata eradicata in buona parte dei paesi del mondo grazie alle intense campagne vaccinali che sono iniziate nel secolo scorso. I immunizzazioni, infatti, impedendo l’infezione da poliovirus, sono l’unico sistema per scongiurare le complicanze gravi associate alla poliomielite. Esistono due tipi di immunizzazioni diversi: quello a virus inattivato, da somministrare con iniezione intramuscolo, e quello a virus vivo attenuato, in cui il poliovirus è appunto vivo ma trattato in modo che perda le caratteristiche responsabili della sua virulenza, da somministrare per via orale. Per la sua facilità di somministrazione e per la capacità di conferire un’immunità a lungo termine, è stato proprio il vaccino orale a virus attenuato a permettere l’eradicazione della poliomielite in Europa e negli altri paesi ed è tuttora raccomandato dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) nella sua campagna di eradicazione della malattia a livello globale.
Le ipotesi delle autorità sanitarie
Tuttavia, proprio perché il vaccino più utilizzato è quello orale, in cui il poliovirus attenuato passa attraverso l’apparato gastrointestinale delle persone vaccinate, è normale che ogni anno vengano rilevati, in maniera sporadica e in casi del tutto isolati uno dall’altro, da 1 a 3 poliovirus associabili al vaccino orale. Quello che stavolta preoccupa le autorità sanitarie, si legge nel documento, è il fatto che il virus rilevato sembri strettamente correlato ad altri individuati nelle stesse acque reflue londinesi tra febbraio e maggio 2022. In base alle informazioni a disposizione, gli enti sanitari hanno ipotizzato che una persona vaccinata all’estero con il vaccino contro la poliomielite orale vivo (in una zona magari a copertura vaccinale bassa e in cui il poliovirus è diffuso) si sia recata nel Regno Unito, diffondendo il virus derivante dal vaccino per contatto diretto e attraverso le feci. Il poliovirus poi ha continuato ad evolversi, fino a diventare un cosidetto poliovirus di derivazione vaccinale.
Source link
www.wired.it
2022-06-23 11:13:12