Il rischio di faglie attive sotto il Ponte sullo Stretto di Messina c’è, ed è confermato dalla stessa società incaricata di realizzarlo. È quanto emerge dalle carte depositate dalla società Stretto di Messina per rispondere alle 239 osservazioni critiche del incarico dell’Ambiente al progetto definitivo. Documenti che includono mappe e analisi in contraddizione con le rassicurazioni fornite dall’amministratore delegato della società, Pietro Ciucci.
Le faglie sotto il ponte
“I punti di contatto con il terreno dell’opera di attraversamento sono stati individuati evitando il posizionamento su faglie attive“, ha infatti sempre affermato Ciucci. Eppure, la “mappa PB0010_F0” del progetto, depositata dalla stessa Stretto di Messina, rassegna il profilo della faglia Cannitello, classificata come “certa” e di “massima pericolosità” dall’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e analisi ambientale. Una faglia che, secondo la mappa, passa esattamente sotto il pilone calabrese, i pontili e gli svincoli previsti. Le faglie attive, è bene ricordarlo, sono fratture nella crosta terrestre lungo le quali le rocce si muovono a causa delle forze tettoniche. Questi movimenti possono accumulare energia nel tempo, per poi rilasciarla improvvisamente provocando terremoti anche devastanti. È proprio questo il rischio legato alla faglia Cannitello, che secondo gli esperti è “viva” e capace di generare sismi di elevata magnitudo.
A complicare ulteriormente il quadro, c’è la recente scoperta della W-Fault, una faglia lunga 34,5 chilometri che si estende lungo lo Stretto di Messina. Identificata nel 2021 da uno studio dell’Università di Catania, questa struttura geologica potrebbe generare terremoti fino a magnitudo 7,1, paragonabili al devastante sisma del 1908. Dati satellitari recenti hanno confermato l’attività di questa faglia, mostrando movimenti differenziali del terreno nell’area dello Stretto.
Le analisi tecniche
Ma come viene valutato, in concreto, questo rischio nella progettazione del Ponte sullo Stretto? In un recente articolo di Scienza in Rete si spiega che, per valutare il rischio sismico di un’opera complessa come il Ponte, non basta guardare ai dettagli di una singola faglia, ma occorre considerare statisticamente tutti i terremoti avvenuti nell’area negli ultimi secoli. Questo approccio, usato nel progetto del 2011, andrebbe però integrato con simulazioni più mirate di cosa accadrebbe se si attivasse proprio la faglia responsabile del massimo terremoto atteso. Simulazioni che Eurolink, il consorzio incaricato di costruire il Ponte, avrebbe promesso di mettere in atto, ma su cui la Stretto di Messina glissa.
Nella stessa relazione la società, infatti, sostiene che le norme emanate dopo il terremoto dell’Aquila non sarebbero vincolanti e che l’esistenza delle faglie sarebbe “controversa“, a causa della “lacunosità dei dati” e delle “differenze nella loro esatta localizzazione“. Una posizione che stride non solo con le mappe depositate, ma anche con gli allarmi lanciati da tempo da geologi e ingegneri che lavorano con comitati ambientalisti e amministrazioni locali.
A confermare il pericolo c’è anche un altro certificato depositato dalla Stretto di Messina: la carta di micro-zonazione del Comune di Villa San Giovanni. Qui una vasta fascia rossa lungo la costa indica non solo la presenza della faglia, ma anche il rischio di maremoto e liquefazione del terreno in caso di sisma. Fenomeni, questi, che potrebbero amplificare drammaticamente gli effetti di un eventuale terremoto. La faglia di Cannitello, d’altronde, è probabilmente la responsabile del devastante terremoto del 1783 che ha stravolto la morfologia dell’area. Un evento catastrofico che, secondo gli studi, potrebbe ripetersi in futuro.