La Regione Liguria guidata da Giovanni Toti dovrà pagare mezzo milione di euro a una società a titolo di risarcimento per una serie di illegittimità amministrative, commesse dalla Regione Liguria guidata dall’allora presidente Claudio Burlando.
Sono passati 17 anni da quando, in una Liguria che attraversava un’altra fase cementificatoria, scoppiò il dibattito sul progetto di un nuovo porticciolo che avrebbe dovuto sorgere in località Margonara, fra Savona e Albissola Marina. A scatenare il dibattito fu soprattutto la soluzione scelta dall’archistar Massimiliano Fuksas – fortemente consigliato da politici e amministratori dell’epoca al costruttore e concessionario – per la fondamentale questione dei volumi residenziali: un grattacielo dalla forma conica che venne subito ribattezzato “la banana”.
La concessione cinquantennale venne data alla società Porticciolo di Savona e Albissola Marina (guidata dall’ex manager dell’acciaio Giovanni Gambardella, deceduto lo scorso autunno), in forza della nuova legge sulla nautica nata sotto il ministero dei trasporti di Claudio Burlando del 1997. In quegli anni la Liguria vide moltiplicarsi gli scali per il diporto, dove più che i posti barca interessavano i posti letto di migliaia di seconde case. Ma, quando vide svilupparsi a Savona -all’epoca importante feudo elettorale della sinistra – una sollevazione popolare contro il progetto della Margonara, il Burlando presidente di Regione tornò sui suoi passi, si scoprì ambientalista e difensore della posidonia della Margonara, e la sua Regione stoppò il progetto. Va detto che l’idea di Fuksas – che costò a Gambardella circa un milione di euro – venne poi rapidamente archiviata dalla società concessionaria a favore di una soluzione assai meno impattante dal punto di vista paesaggistico e strutturale.
Già una sentenza del Consiglio di Stato del 2015 stabilì, però, che quel progetto aveva ottenuto tutte le regolari autorizzazioni previste dal decreto Burlando e dalla legislazione regionale, e quindi il porticciolo si poteva fare.
Ma è del 3 di gennaio 2024 un’altra sentenza con cui ancora il Consiglio di Stato riconosce alla società Porticciolo – oggi i soci sono moglie e figlie di Gambardella con lo storico partner francese, la Jean Spada costruzioni – assistita dall’avvocato Angelo Clarizia, un risarcimento pari a 467.767 euro “a titolo di costi interni aziendali sostenuti dal 15 maggio 2003”.
Scrivono i giudici che “le delibere di Giunta, espressive di parere negativo sull’ammissibilità del progetto sono affette da contraddittorietà, oltre che in violazione dei canoni generali di buona fede e leale collaborazione. Circostanza, questa, idonea a provare il requisito soggettivo della colpa d’apparato”.
Nel mirino è finita anche la Conferenza dei servizi chiamata ad esprimersi sul progetto: “il procedimento conferenziale, iniziato nel 2000, si è ingiustificatamente protratto dal 2003 al 2011”. Per quanto riguarda il danno aziendale generato da un ritardo a sua volta provocato “da una condotta, dolosa o colposa, inerte o tardiva dell’amministrazione” il Consiglio di Stato ritiene che “il danno da ritardo debba essere parametrato essenzialmente ai costi aziendali sostenuti… per il periodo che va dal 2003… sino alla fase del progetto definitivo nel 2016”. Viene così riconosciuto “il ristoro delle spese aziendali sostenute durante l’abnorme protrazione del procedimento”.
Viene, invece, respinta la richiesta di risarcimento per le spese di progettazione poiché, rilevano i giudici “allo stato, pur essendo decorsi svariati anni, la stessa società non risulta avere rinunciato a tale possibilità; il che rende impossibile escludere una successiva utilizzazione del progetto, e, ulteriormente, preclude di risarcire i costi di progettazione”. La Regione Liguria è condannata a risarcire i 467mila euro entro 60 giorni. Non è escluso che la Corte dei Conti possa interessarsi al caso per un ipotetico danno erariale.
[email protected] (Redazione Repubblica.it) , 2024-01-09 06:00:00 ,genova.repubblica.it