Si era già defilato, adesso Cesare Prandelli dice ufficialmente basta col calcio. Uno sport che crea sempre più pressioni, troppe per il tecnico di Orzinuovi. “La passione rimane, una grande passione. Sto molto bene, tutto il resto passa. Ricevo sempre delle richieste, ma al momento la panchina che sto sognando è quella in un parco con i miei nipotini per godermi la vita con loro. Basta allenare”, ha detto a “Radio Anch’Io Sport” su Radio1. La sua ultima panchina nel 2021, la sua seconda avventura a Firenze.
Prandelli: “Vlahovic è forte, la Juve lo serve poco e male”
Mesi, quelli in Toscana, in cui Prandelli ha fatto in tempo a capire il talento di Dusan Vlahovic e a lanciarlo titolare nonostante le difficoltà della squadra viola. Il serbo lo considera un secondo papà e per questo il tecnico si è permesso di commentare il momento di crisi che sta vivendo l’attaccante. Contro la Sampdoria ha sbaglaito anche dagli undici metri. “I rigori si possono sbagliare, ma la reazione che ha avuto nei 15 minuti successivi all’errore al dischetto è stata da grandissimo giocatore. Non ha abbassato la testa, ha cercato di fare gol in tutti modi, è stato sfortunato in due situazioni, ma ha comunque contribuito al quarto gol della Juventus. Penso sia un giocatore molto molto forte, credo sia più un problema di squadra: se hai un giocatore così devi finalizzare di più, ma soprattutto quando vai sugli esterni non è che bisogna fare finte e controfinte, così per una punta diventa molto complicato”.
Prandelli: “Nazionale in crisi? Servono i progetti che proposi nel 2010”
A fine marzo l’Italia affronterà Inghilterra e Malta nelle qualificazioni a Euro24. Il ct Roberto Mancini ha convocato Mateo Retegui e Andrea Compagno, attaccanti sconosciuti al grande pubblico per provare a risolvere il problema del gol. Prandelli, che è stato ct della Nazionale dal 2010 al 2014, ha le idee chiare sul tema: “Passano gli anni, ma sono sempre gli stessi argomenti, è arrivato il momento di prendere in mano la situazione e cercare di capire cosa può fare la federazione. Noi in quegli anni siamo stati coinvolti nei progetti, abbiamo avanzato anche proposte, ma siamo stati un pò rimbalzati. A livello internazionale siamo molto competitivi fino ai 19 anni, i dati sono clamorosi: le nostre nazionali giovanili fanno risultati molto importanti. Dai 19 anni in poi, la maggior parte di questi giocatori si perde: vuoi perché le grandi squadre scelgono giocatori stranieri, vuoi perché i nostri ragazzi sentono di più la pressione rispetto ai coetanei stranieri. Noi abbiamo fatto delle proposte: una era quella di fare una Nazionale, dopo l’Under 21, che poteva partecipare al campionato di Serie B. Penso sia ancora molto valida come proposta”.