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Il piano del governo per accelerare il pagamento delle liquidazioni dei dipendenti pubblici è già sul tavolo dei tecnici. E tra qualche giorno sarà oggetto del confronto politico in vista della prossima manovra di bilancio. La soluzione, ancora una volta, dovrebbe passare attraverso il sistema bancario. L’idea sarebbe quella di confermare in qualche misura l’attuale meccanismo dell’anticipo del Trattamento di fine servizio da parte delle banche, ma facendo in modo che sia lo Stato a farsi carico degli interessi. Ma andiamo con ordine. Poco meno di un mese fa, la Corte Costituzionale ha dichiarato «inammissibili» i ricorsi presentati contro il ritardo del pagamento delle liquidazioni dei dipendenti pubblici che, in caso di prepensionamento, possono arrivare fino a 5 anni dopo l’uscita dal lavoro. Nonostante questo, però, la Consulta ha fortemente censurato le norme che permettono di posticipare il pagamento delle buonuscite ai dipendenti dello Stato, giudicandole in contrasto con i principi costituzionali della «giusta retribuzione», che non deve soltanto essere adeguata, ma anche «tempestiva». E per questo la Corte Costituzionale ha chiesto al governo e al Parlamento di intervenire per fare in modo che gli statali ricevano i soldi delle loro liquidazioni immediatamente partendo, hanno detto i giudici, da chi ha una retribuzione medio bassa.
IL PASSAGGIO
Per il governo non si tratta di un intervento semplice. Pagare subito il Tfs a tutti i dipendenti dello Stato, secondo i conteggi dell’Inps, avrebbe un costo di 14 miliardi di euro. Difficile da sostenere, soprattutto con il ritorno dal prossimo anno dei vincoli del Patto di Stabilità europeo. Ma tra Palazzo Chigi e Tesoro sanno anche che una risposta ai dipendenti pubblici va data. Così si è iniziato a studiare un anticipo bancario della liquidazione sulla falsa riga di quello che già oggi esiste, grazie ad un accordo con l’Abi, ma rendendolo “gratuito” per gli statali. In che modo? Le soluzioni allo studio sono diverse.
GLI INCONTRI
La discussione entrerà nel vivo la settimana che inizia lunedì 24 luglio, quando il ministro del Tesoro Giancarlo Giorgetti incontrerà i colleghi di governo, a cominciare dal titolare della Funzione pubblica Paolo Zangrillo e da quello del lavoro Marina Calderone, per stendere il programma della prossima manovra di bilancio. In realtà la Corte Costituzionale aveva giudicato non risolutivo l’anticipo bancario del Tfs. Ma per il governo si tratterebbe di una prima soluzione ponte in vista poi, in attesa di tempi migliori, di una soluzione strutturale. Probabile anche che l’azzeramento degli interessi sia limitato soltanto ai redditi più bassi e non a tutti i dipendenti pubblici. Già oggi esiste un limite all’anticipo bancario della liquidazione. Secondo l’accordo con le banche non si può superare il limite dei 45 mila euro.
Intanto però, la guerra legale sul Trattamento di fine servizio potrebbe proseguire. Confsal-Unsa, il sindacato che da anni si batte per il pagamento immediato della liquidazione e che per due volte ha portato davanti alla Consulta la questione, ha annunciato che presenterà un ricorso anche alla Corte di giustizia europea. «Questo», dice il segretario generale Massimo Battaglia al Messaggero, «a meno che il governo non trovi una soluzione in grado di permettere il pagamento immediato del Trattamento di fine servizio a tutti i dipendenti». E per Battaglia l’anticipo da parte delle banche delle somme, a patto che i lavoratori non debbano pagare nessun interesse, potrebbe essere una soluzione «soddisfacente».
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www.ilmessaggero.it
2023-07-15 22:04:10 ,